L’hanno chiamato in tanti modi, compreso “evasore”. Ma Diego, quella sentenza con il fisco, non ha mai potuto ribaltarla per un errore tecnico o voluto. Questo è quanto emerge dalle pagine del quotidiano Il Foglio, che riprende il libro “L’oro del Pibe” di Giuseppe Pedersoli e Luca Maurelli. Si legge:
La realtà è che Maradona era innocente. O meglio, era colpevole di non essere stato in grado di difendersi. Come invece hanno fatto i compagni di squadra vittime di identiche contestazioni: Alemao, Careca e la Società sportiva calcio Napoli, che hanno ottenuto l’annullamento delle pretese dell’Erario.
Tutto parte da due sindacalisti della Cgil che nel 1989 presentano in procura un esposto demagogico contro lo stipendio miliardario di Maradona che “è un insulto alle condizioni di vita dei lavoratori”, chiedendo una verifica fiscale.
La denuncia porta a un’indagine penale sui compensi, ulteriori allo stipendio, pagati dal Napoli ai tre calciatori sudamericani per lo sfruttamento dei diritti d’immagine attraverso società con sede all’estero (in Liechtenstein per Maradona): l’ipotesi era che queste operazioni fossero un’“interposizione fittizia di persona” per non pagare le tasse (i contributi la società e l’Irpef il calciatore). I giudici penali hanno escluso per tutti i calciatori – Maradona incluso – che quei corrispettivi fossero retribuzioni mascherate, ma in parallelo era partito un procedimento tributario che ha seguìto la sua strada. Che però non ha mai incrociato quella di Maradona. Il campione infatti fuggì da Napoli il 1 aprile 1991, giorno di Pasquetta, dopo essere risultato positivo all’antidoping.
L’accertamento tributario arrivò alla sua casa in via Scipione Capece mesi dopo, il 29 ottobre, ma Maradona – si legge nella notifica – risultava “sloggiato e sconosciuto”. Non essendone a conoscenza non ha potuto impugnare l’accertamento. Né, dopo le “assoluzioni” di Careca, Alemao e del Napoli di Corrado Ferlaino, per lui è stato possibile fare ricorso perché i termini erano scaduti. Così il giudizio è diventato definitivo, insieme al marchio infame di “evasore”, che lo ha perseguitato per anni tenendolo lontano dall’Italia. L’evasione fiscale di Maradona è una storia che non parla dell’eticità e della sregolatezza del Pibe de oro, ma di quella del Fisco italiano.