Delusione e ridimensionamento. Passa il Chelsea, ma che peccato

Sentimenti contrastanti dopo la serata di Londra, che ha segnato, purtroppo, la conclusione del cammino del Napoli in Europa.
Da una parte, il compiacimento per quanto stato fatto fino a ieri; arrivare agli ottavi resta un bellissimo traguardo, un risultato storico e per questo la squadra tutta e l’allenatore vanno ringraziati per averci fatto assaporare le splendide sensazioni che solo una partita di Champions sa regalare, quell’atmosfera da grande serata che si avverte quando si gioca in stadi come Stamford Bridge e si ascolta la famosa “musichetta” che mette i brividi. Davvero grazie a tutti.

Dall’altro lato, però, resta davvero l’amaro in bocca se si pensa che il Napoli, ad un certo punto della gara, aveva la qualificazione a portata di mano e non è stato cinico, come spesso è successo, a gestire quel frangente della partita che, lo vedeva sì sconfitto nel punteggio (2:1), ma comunque qualificato ai quarti.
Non arrampichiamoci sugli specchi, la partita è stata persa per ingenuità colossali che hanno consentito al Chelsea di rimettere in discussione le sorti della qualificazione. Errori sia dei calciatori in campo, sia dell’allenatore che conferma, una volta di più, le sue lacune quando si trova sotto pressione.

La rabbia aumenta a livelli smisurati leggendo il punteggio, un 4:1 che dovrebbe essere interpretato come una Caporetto del Napoli, una partita a senso unico dominata dal Chelsea dal primo al centoventesimo minuto. Nulla di più falso.
Gli inglesi hanno fatto la partita che ci si aspettava facessero; un arrembaggio che sarebbe iniziato dal primo secondo di gioco e che sarebbe perdurato fino a quando avessero recuperato lo svantaggio maturato a Napoli.
L’assedio c’è stato, ma il Napoli se l’è giocata ed anzi, dovrebbe rimproverare se stesso per le occasioni sciupate nella prima mezz’ora di gioco, quando Hamsik, Cavani e Lavezzi hanno messo a ferro e fuoco la difesa dei Blues, ad un passo dal tracollo che purtroppo non c’è stato. Anzi, da quel momento in avanti, il Napoli ha rinunciato, consapevolmente o subdolamente non si saprà mai, ad attaccare preferendo controbattere passivamente gli attacchi del Chelsea che, a lungo andare, hanno portato i loro frutti.

 Ribadiamo il concetto, il Chelsea non ha giocato una partita eccezionale, ma a differenza del Napoli, ha concretizzato al massimo tutte quasi tutte le occasioni da rete che si è creato. Inoltre ha potuto contare sulla vecchia guardia, proprio quelli che erano l’anello mancante della gara d’andata, si sono rivelati letali nell’incontro più importante e non è una coincidenza che le quattro reti sono state siglate da quattro caposaldi della squadra: Drogba, Terry, Lampard ed Ivanovic.

Menzione d’onore per l’ivoriano, che è tornato a giocare su livelli che lo hanno consacrato a calciatore di caratura mondiale proprio nel momento meno opportuno. Praticamente da solo ha messo in imbarazzo l’intera retroguardia azzurra, demolendola fisicamente e facendo a sportellate con chicchessia, sopperendo anche alla giornata di scarsa vena di Mata e Sturridge che a Napoli furono molto più brillanti. Mai un contrasto perso, lavoro di sponda efficace, giocate di classe ed assist per i compagni (vedi gol di Ivanovic) oltre al grandissimo gol con cui ha sbloccato l’incontro, prendendo d’infilata la difesa del Napoli.  

La tripletta di Larrivey era sintomo che qualcosa non stesse girando per il verso giusto, ma in troppi hanno dato scarsa rilevanza alle amnesie difensive del Napoli, preferendo chiudere un occhio e tessere solo le lodi per la roboante vittoria contro il Cagliari. I problemi si sono amplificati ieri, in un’altra serata disastrosa per Cannavaro e compagni. Una sofferenza lunga centoventi minuti e una serie sconfortante di leggerezze che hanno steso il tappeto rosso al Chelsea.

Cannavaro ed Aronica completamente a vuoto sul primo gol del Chelsea, Campagnaro in ritardo sulla marcatura di Terry, dopo aver praticamente regalato il corner da cui la stessa rete è nata. Un disastroso Dossena procura un calcio di rigore,  con un goffo fallo di mano e, dulcis in fundo, sul quarto gol tutta la difesa coopera per dar modo a Drogba di pescare Ivanovic incredibilmente solo nell’area di rigore. Quattro reti, di cui almeno la metà, per non dire tutte, evitabilissime e derivanti da errori madornali. E’ chiaro, la tensione e la posta in palio davvero alta gioca brutti scherzi, ma la ripetitività e la costanza con cui la difesa del Napoli sbaglia, ha del tragicomico.

Su questo, pesano anche delle decisioni di Mazzarri apparse forse discutibili, come ad esempio il non rinforzare il centrocampo, ormai boccheggiante, e rinunciare ad uno dei tre attaccanti, dato che sul 2:1 per i Blues, risultato che in quel momento qualificava il Napoli, bisognava metterla tutta sul piano fisico e fare muraglia a centrocampo anche per dare respiro alla difesa in perenne difficoltà.  Inler e Gargano hanno retto fin quanto hanno potuto, ma a lungo andare la maggiore padronanza tecnica e le proprietà di palleggio hanno prevalso. A proposito dello svizzero: un grandissimo gol, il secondo in maglia azzurra che poteva risultare ancora più importante di quello segnato a Villareal. Peccato.
Così come è apparsa discutibile la scelta di rinunciare ad Hamsik una volta sotto nel punteggio (nel suo computo totale). Praticamente ininfluenti gli ingressi di Pandev e Vargas, su cui andrebbe spesa qualche parola in separata sede. 

Si esce comunque a testa alta, con la consapevolezza di aver tenuto testa ad una squadra oggettivamente più forte degli azzurri, per esperienza e per tecnica. E’ inutile, altresì, recriminare sul quanto successo a Napoli o ieri sera a Londra. Fossero passati gli azzurri non sarebbe stato uno scandalo, come non lo è la qualificazione del Chelsea.
Adesso si volta pagina, non c’è tempo per rimuginare perchè c’è un campionato che, per fortuna, ha ancora molto da dire. La trasferta di Udine capita proprio a pennello per staccare i friulani in classifica e mettere nel mirino la Lazio, attualmente padrona del terzo posto in classifica, ultimo utile per rientrare in Champions che proprio ieri abbiamo salutato.

La speranza è che la squadra non risenta di un contraccolpo psicologico dovuto all’eliminazione. La stagione continua e i traguardi da raggiungere sono tanti ed importanti. Dopo Udine, il Napoli attenderà in casa il Siena per cercare di portare a casa la finale di Coppa Italia. Sarebbe un toccasana per mettere definitivamente una pietra sopra questa pagina piuttosto amara, forse una delle peggiori della storia recente dei partenopei. Ma fa nulla, fa parte del gioco. Un gioco dove non si può sempre vincere, non sempre si può essere più bravi dell’avversario. Stavolta è andata così, sperando che giri meglio la prossima volta. 

ANTONIO SALVATI

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