Il nemico è il timer, quel tic-tac che rovista nella testa e finisce per appesantire le gambe, quel segnalatore di acido lattico: domenica, ore 20.45, si gioca; e però, dopo altre settantadue ore, si ricomincia, dovendo persino inseguire, partendo da un gol di scarto e avvertendo, sulla testa, la spada di Damocle di non poterne concedere alcuno al Siena, per non aggravare la situazione. E allora, nel brogliaccio di giornata di Castelvolturno, le schede personali (e le calottine fosforescenti) annunciano la mini-rivoluzione tra difesa, centrocampo e attacco, un dosaggio delle forze da affrontare attraverso il turn-over.
BOLLETTINO – Si cambia, l’ha «ordinato» anche il medico, che ha lasciato a Christian Maggio la possibilità delle terapie e dei massaggi, ma la contusione tibiale ha lasciato il segno e ha suggerito massima cautela. Napoli-Udinese nasce sull’aereo di ritorno da Londra, in quella notte attraversata dai fantasmi, nelle tenebre d’un volo agitato dall’adrenalina, dalla delusione e pure dalla necessità di scuotersi in fretta: è sul volo AZ 8048 che Mazzarri ha chiamato a sé prima Britos e poi Fernandez, è a Castelvolturno, nella seduta chiarificatrice, che s’è avuto percezione definitiva delle modifiche in corso, d’una «vocazione» sudamericana che si concentrerà al «Friuli» per consentire a Campagnaro e ad Aronica di recuperar la freschezza necessaria con il Siena. E allora: De Sanctis tra i pali, Fernandez sul centro-destra, Cannavaro in mezzo e Britos sul centro-sinistra, tre giganti ai quali vien chiesto di non concedere campo a Di Natale, bruciante negli scatti.
RIFIATARE – Si rimescola ovunque, perché Londra ha lasciato qualche ferita fisica, qualche ammaccattura psicologica e, soprattutto, ha aggiunto, stavolta, centoventi minuti al contachilometri di parecchi uomini: Gargano è tra questi e la sua media recente (tredici su tredici nel 2012) costringe Mazzarri a intervenire, per aver el Mota lucido e reattivo mercoledì, per concedere a Dzemaili, che ha meritato, qualche chance da mediano. Il resto è annunciato: Zuniga resta a destra, Dossena fa il pendolo di sinistra e in cabina di regia si accomoda Gokhan Inler, restituito tonico dalla Champions e carico di motivazioni nella sua domenica speciale.
TENORI – Là davanti, si recita a soggetto e, come sempre, con tre tenori: la rotazione, stavolta, sembra interessare Lavezzi, che si è dato (eccome) nell’ultimo mese, che ha speso fisicamente e nervosamente, e che rappresenta la variabile impazzita da poter infilare in campo a partita in corso o anche da custodire gelosamente per la coppa Italia. La garanzia degli equilibri rendono inattaccabile la posizione di Hamsik e Cavani ha potuto già starsene in panchina con il Cagliari: «esagerare» non è mai il caso.
Fonte: Corriere Dello Sport