La tragedia di Umberto Sbrescia: si è tolto la vitta a 66 anni per i troppi debiti, invitando la famiglia a lasciare questo posto con una lettera finale

FOTOGRAFO SBRESCIA SUICIDA – Umberto Sbrescia, proprietario di uno dei negozi più famosi a Napoli di attrezzatura fotografica, si è tolto la vita nella giornata di sabato all’età di 66 anni. Era ora di pranzo e i familiari si sono preoccupati per il fatto che non fosse tornato ancora a casa. In più nessuno riusciva a stabilire un contatto con lui e così è stata avvertita la polizia che successivamente ha trovate il corpo senza vita di Sbrescia nel suo negozio a via Silvio Spaventa.

Fotografo Sbrescia suicida
Fotografo Sbrescia suicida

FOTOGRAFO SBRESCIA SUICIDA, UNA LETTERA ALLA FAMIGLIA

Umberto è andato via lasciando una lettera alla propria famiglia, ritrovata proprio nel negozio del 66enne. Sulla stessa si leggono i motivi del suo gesto, rintracciabili principalmente nell’aver accumulato debiti col fisco e con privati. Ha consigliato ai suoi familiari di andare via e di lasciare questo posto dove giorno dopo giorno diventa sempre più difficile vivere.

Quella di Sbrescia è una storia che deve far riflettere tanto, perché sono indefinibili i commercianti che stanno vivendo momenti davvero difficili, senza un aiuto esterno e lasciati lì ad autoguadagnarsi da vivere, in un modo o in un altro.

UN MESSAGGIO DA BRIVIDI

Un suo amico scrive così su Facebook dopo la tragica notizia della sua morte:

Umberto Sbrescia, un nome che mi porta alla mente i miei primi passi da fotoamatore e quel negozio di Via Imbriani, di fianco alla sede del Banco di Napoli.

Umberto Sbrescia, un nome che mi riporta alla mente la prima camera oscura, il primo ingranditore Krokus, le prime Olympus, il Tamron 300mm f/2.8 che dopo trent’anni uso ancora.

Umberto Sbrescia, nel suo negozio si sviluppavano (è il caso di dire..) discussioni sulla fotografia e sulle attrezzature, era davvero un circolo fotografico. Di alto livello.

Umberto, come me, era originario di Fuorigrotta ma io non lo sapevo e quando lui imparò il mio cognome mi chiese se ero parente di Aurelio. Ma certo, era amico d’infanzia dei miei zii.

Umberto aveva una eleganza, una grazia che alla fine non potevi dirgli di no e ti portavi a casa sempre l’ultimo ritrovato, anche se spesso costoso…

Poi la vita ti porta a fare cambiamenti, altre scelte e con Umberto, specie da quando traslocò da Via Imbriani, non ci vedevamo più ma per telefono o via messenger o in qualche rado incontro mi diceva sempre: “… ma vieneme a truvà quacche vota…”.

Umberto lascia un grande vuoto amplificando ancora di più quel vuoto creato dall’online e dal digitale.
Che Dio lo abbia in Gloria
“.

SpazioNapoli

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