Tosel multa il Napoli per un importo pari a tremila euro dopo aver letto il referto del quarto uomo, l’arbitro Romeo, che menzionava la presenza in campo del figlio di Cavani e del figlio di Gargano.
Succede anche questo a Napoli. E mentre c’è chi urla già al complotto verso un Napoli troppe volte screditato, penalizzato e sfavorito rispetto alle altre squadre, ci sarebbe da capire cosa sia in realtà successo in quel del San Paolo. Il piccolo Bautista, accompagnato da papà Cavani, per la prima volta in campo, e il piccolo Mathias, accompagnato invece dal papà Gargano, hanno fatto il loro ingresso sul prato del San Paolo per una piccola manciata di minuti. Voleva essere un gesto di amore, quello dei due calciatori, sia verso i figli che verso i tifosi, per sentirsi, presumibilmente, una grande famiglia con quel pubblico napoletano che, quotidianamente, li supporta e li venera come se fossero degli eroi. Ma come leggere, dunque, questa multa? Come una multa alla società sportiva del Napoli, che ha permesso tutto questo, o come un mònito per tutti i calciatori? Che Tosel non abbia fatto sconti è cosa certa. Che il regolamento vieti l’ingresso in campo ai non addetti, anche. Ma cosa dire allora della superficialità avuta in passato in relazione ad atti ben più gravi, uno tra tutti, il forte razzismo di alcuni tifosi sugli spalti? Resta un gesto, quello del giudice sportivo, che potrebbe portare ad una pesante incrinatura tra la società e i calciatori o, ancor peggio, tra la società e la Federazione Calcio tanto scrupolosa e meticolosa oggi, così come è stata superficiale in passato per atti ancor più gravi.