Domanda ambigua, con due chiavi di lettura differenti: ci si può chiedere se sia davvero il caso che l’ex fischietto di Bergamo continui a sedere in Sala VAR, o se sia ancora il caso (inteso come destino) a metterci lo zampino decisivo, ancora una volta, con una squadra campana.
“Se vogliamo uccidere una squadra del Sud si manda Mazzoleni” queste le parole del presidente del Benevento, Oreste Vigorito, ai microfoni di Sky Sport al triplice fischio finale di Benevento-Cagliari. Tralasciando i confini meramente geografici (Cagliari è 325 km più a Sud di Benevento), nessuno si è chiesto perché le accuse del patron delle streghe continuino a raccogliere consensi.
Ebbene, in un mondo meritocratico, sportivo e – banalmente – normale, queste parole desterebbero scandalo e dissensi, ma noi, siamo pur sempre in Italia: Paese silente ed omertoso quando c’è l’aiutino, Paese in rivolta (rigorosamente social) quando ci sentiamo oltraggiati. Eppure il confine è molto labile: basti pensare che, a volte, servirebbe semplicemente equilibrio pesando giudizi e parole.
Per cui: se Paolo Silvio Mazzoleni è lo stesso fischietto di Juventus-Napoli, finale di Supercoppa di Pechino 2012; e se, è lo stesso che dalla Sala VAR ha richiamato Doveri per ristabilire l’entità del contatto Asamoah-Viola (rigore assegnato e poi revocato), non c’è più da meravigliarsi.
Così come non c’è da stupirsi se si tira in ballo un detto vecchio come il mondo che recita: “Due indizi fanno una prova” che quando viene chiamato in causa è difficile da smentire e comincia ad abbracciare il concetto di malafede.
A ciò, rincariamo la dose non fermandoci ai due indizi, sommando ancora tutte le volte che, dalla Sala VAR, l’ex fischietto di Bergamo è intervenuto errando o sovvertendo decisioni giuste già prese (come quella di ieri al Vigorito); o non è intervenuto non correggendo gli errori commessi dal direttore di gara, (contatto Ferrari-Politano in area di rigore al Mapei Stadium).
Insomma, sono troppe le sviste arbitrali per continuare a credere ancora al caso e troppe poche le volte in cui ci si chiede se sia ancora, davvero, il caso, che un arbitro come Pier Silvio Mazzoleni sieda ancora dietro i monitor della Sala VAR. Sappiamo bene però, che in un Paese come il nostro, tutto svanirà nel silenzio più spettrale ed omertoso e che, le parole del numero uno delle streghe, alla buona, diventeranno un meme sui social anziché essere interpretate come un invito al rinnovamento.
Nulla muterà, quindi, nello scenario arbitrale: specchio di un Paese come il nostro in cui il nuovo non avanza fino a quando il vecchio non marcisce. Alla luce degli accadimenti di ieri, però, una cosa resta certa: “Errare è umano, perseverare è diabolico” e questo, il caro Paolo Silvio, lo sa molto bene!
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Matteo Grassi