Inutile girarci intorno. Ieri sera ha vinto l’ex DG. Ed ha vinto soprattutto contro il Presidente imponendo, forse, la sua filosofia. Una vittoria schiacciante che, oltre che nei tre goal, sta nell’ennesima grande prova del Tanque Denis. Senza i 6 punti di penalizzazione l’Atalanta sarebbe a due lunghezze dal Napoli. Il Tanque, peraltro voluto dallo stesso Marino, ha dimostrato quest’anno, tutto il suo valore; ma ad un tifoso accorto, paziente e soprattutto non ingordo, il suo valore lo aveva dimostrato anche in terra partenopea.
Non è dunque solo una questione di piedi buoni, di laboratori all’avanguardia, di “fanta-finanza” o di accorta gestione. C’è chi ha sostenuto che gli anni di Marino all’ombra del Vesuvio fossero pessimi. Qualcuno ha addirittura sostenuto che il direttore fosse l’unico a possedere le chiavi di Castel Volturno, che le mattonelle della hall erano di un pessimo colore. Ma i calciatori? Quelli che vanno in campo, quelli che dovrebbero sudare, quelli che dovrebbero tirar fuori l’orgoglio? I calciatori com’erano? E soprattutto come sono oggi? Guardare il Napoli oggi significa, per buona pace del Presidente, guardare il Napoli di Marino. Il Napoli che investe sui giovani, quelli buoni, che ci mette l’orgoglio. Il Napoli che corre fino al 95 esimo.
È forse cambiata la gestione. Le porte si aprivano, non si chiudevano. Prima, forse, il Napoli viveva la città e i suoi sei milioni di tifosi dal vivo, assimilandone le emozioni e facendosi trasportare da quella profonda passione, insieme verace e vorace.
È esattamente questo il senso dei tweet lanciati dal discusso Direttore sul noto social network. Prima “Non riesco a dormire corrente elettrica nelle vene. Sono commosso per l’accoglienza ricevuta da Napoli e felice per la Dea e per Bergamo!”, e ancora “Abbraccio forte tutti quelli che sono venuti in piena notte all’ aeroporto!!! Questo è il calcio che piace a me ed ai Bergamaschi!”, e ancora “Fuochi d’artificio davanti all’ aeroporto ed i bergamaschi che mi baciavano come uno di loro. Questo è calcio antico. Grazie Bergamooooo!”
Ha vinto, dunque, il calcio antico. Ha vinto il calcio fatto di orgoglio, passione ed emozione. Sembra forse di rivivere la storia del grande Luis Vinicio, quando fu costretto ad andar via per strane voci sulla sua tenuta fisica. Per la cronaca continuò a giocare, a lottare ed a segnare per molti anni. Storie che si ripetono, quando apri e chiudi un ciclo.