L’emergenza in attacco irrigata da vivaci polemiche.
“Vargas deve giocare dal primo minuto!”
E’ il coro di voci unanime che si è sollevato dalle viscere partenopee e che ha tenuto banco per l’intera vigilia del match disputatosi ieri contro il Novara.
Il Napoli ha vinto.
Ma il nome di Vargas non era contemplato tra quello degli 11 titolari schierati da Mazzarri.
Il giovane attaccante è subentrato nella ripresa, a pochi minuti dalla fine, con il risultato già saldo sul 2-0.
Nessuno potrà mai sapere se gli azzurri avrebbero raccolto lo stesso risultato anche con Vargas titolare dal primo minuto.
L’applauso corale e scrosciante che ha accompagnato l’ingresso in campo del cileno, però, ben incarna la volontà del pubblico di fede azzurra di vederlo maggiormente attivo e partecipe alle vicende riconducibili al calcio giocato e non solo a quello parlato.
Anche ieri, a Vargas è stato consentito di muoversi sul terreno di gioco per un arco temporale, utile a consentirgli di giocare un numero di palloni, non abbastanza sufficienti da poter indurre a trarre conclusioni concrete ed attendibili in merito alle sue qualità tecnico-tattiche, in relazione al calcio italiano e, ancora di più, a quello “alla Mazzarri.”
Ammesso e non concesso che il volto del cileno appaia tra le figurine che ornano la scacchiera tattica del tecnico azzurro.
Poiché, per quanto si possa annoverare l’inesperienza del calciatore unitamente alla scarsa dimestichezza dello stesso con il calcio nostrano, quali alibi per motivarne l’esclusione dalla squadra, contro un Novara che è apparso un avversario assai abbordabile già dalle prime battute, lasciare almeno che il cileno svestisse la pettorina qualche minuto prima, forse, sarebbe apparsa una scelta tutt’altro che irragionevole.
Lo stesso Tesser, nel corso del secondo tempo, paradossalmente, ha lanciato un segnale forte a Mazzarri in tal senso, richiamando in panchina un centrocampista per inserire un difensore.
Forse, anche il tecnico del Novara si aspettava l’imminente ingresso di Vargas.
Il cileno, invece, ha dovuto attendere fino al 32’della ripresa per poter entrare in campo.
Poco più di 15’giocati, contro la squadra ultima in classifica sul risultato di 2-0.
Ma c’è di più: al 47’ del secondo tempo, Mazzarri getta nella mischia anche il giovane della Primavera Ammendola.
Scelta ironica o polemica?
E’ in questo modo che il tecnico toscano replica a chi lo accusa di non saper valorizzare i giovani: concedendo un contentino al pubblico che sguazza nella curiosità mista a desiderio di palpare sul campo le doti del cileno e regalando ad uno sconosciuto giovane 20enne l’emozione di toccare, almeno, un pallone, mentre sulla partita scorrevano già i titoli di coda.
Inoltre, alla luce dell’ennesima imminente partita che gli azzurri saranno chiamati a sostenere mercoledì, contro un Lecce che avrà un atteggiamento tutt’altro che disfattista e rinunciatario, sarebbe apparso, forse, assai più saggio, relegare in panchina qualche polmone pregiato, affinché conservasse fiato prezioso.
Discorso estendibile soprattutto a Maggio, autore di un’ottima prestazione, ma che, reduce da un infortunio, non sosteneva un’intera partita da diverso tempo.
Questa considerazione trova sostanziale riscontro nella realtà, allorché in svariate fasi del campionato, i titolarissimi hanno palesato deficit di ossigeno, utili a consentirgli di rendersi autori di prestazioni assai discutibili, per effetto di un troppo esiguo tempo di recupero tra una partita e l’altra.
Si può non tenere conto di un simile aspetto in un momento della stagione in cui tutti i protagonisti azzurri, all’unanimità, esprimono di volersi giocare il tutto per tutto?
Insomma, se Mazzarri non vuole contemplare la possibilità di includere nella formazione titolare, nomi differenti rispetto a quelli che di consueto chiama in causa, potrebbe, almeno, preservare i suddetti titolari, allorquando la squadra non imperversa in situazioni che ne rendono indispensabile la presenza in campo, ancor di più, se ciò avviene in concomitanza di incombenti altre partite.
Potrebbe risultare essere un compromesso più che ragionevole e sensato.
Per molti, ma non per Mazzarri.
Luciana Esposito