Che in Italia gli esperimenti non siano concessi è risaputo, ma c’è anche chi abusa di questa giustificazione.
E’ il caso di Mazzarri che, pur avendo una rosa non molto ampia, preferisce schierare sempre lo stesso 11 anziché dare una chance per imporsi ai numerosi giovani che aspettano solo di scaricare la propria voglia in campo.
Sì, perchè secondo la classica mentalità italiana, senza lunghe gavette nelle serie cadette non si ha la possibilità di dimostrare il proprio valore in prima squadra.
Si rischierebbe di incappare in qualche brutta sconfitta, e quindi succede che i talentini vengano destinati ad inutili spezzoni di partita che fungono solo da vetrina per qualche club di serie b.
Ultimo caso è quello di due giovanissimi con storie totalmente diverse: Edu Vargas e Massimiliano Ammendola.
Il primo, arrivato a Napoli sotto i migliori auspici dal Sud America, 11 milioni di euro, un investimento importante che per ora
non ha dato i suoi frutti e non per colpa del calciatore.
Il secondo è uno scugnizzo campano che ha vinto il numeretto per superare la fila di talentini che aspettano un’apparizione
in serie A e ha esordito a Novara, per ben 1 minuto.
Ma oltre la vetrina, qual è lo scopo di queste brevi apparizioni?
A chiederlo al tecnico si hanno risposte del tipo “non è pronto, va dosato” oppure “deve ambientarsi, deve crescere per giocare una partita intera“.
Questo è quello che pensa veramente Walter Mazzarri o c’è una fiducia malriposta nei giovani? Forse Mazzarri li vede come un peso? Ha paura che questi grandi potenziali possano implicare una sconfitta per la sua squadra?
Non si sa, però, se si continua così per paura di bruciarli si rischia di creare un’unica terra arsa attorno alla loro carriera, che potrebbe altresì, essere brillante.
Sperando che questa ennesima disfatta per i giovani non finisca come al solito nel dimenticatoio, ci auguriamo che Vargas abbia la possibilità di giocare dal primo minuto e non solo quando è utile o quando il Napoli ha un netto vantaggio o, ancora, quando è sotto e deve rimontare, e Ammendola abbia più fiducia e non sia considerato solo come un “figlio” da piazzare in qualche squadra minore da parte del mister.