Paolo Cesarin, ex arbitro italiano, è intervenuto ai microfoni di Radio Marte nel corso della trasmissione “Si gonfia la rete” di Raffaele Auriemma. Ecco quanto dichiarato:
“Utilizzo VAR non uniforme? In linea di principio è un aiuto all’arbitro, che talvolta non può vedere o fare degli errori. Il VAR ha il compito di attenuare questo tasso di errore che è sempre esistito e esiste tutt’ora. Non me ne frega niente dei protocolli, tutte chiacchiere: se c’è un errore in campo e al VAR ci sono due arbitri, due. Quello davanti al monitor si avvale della tecnologia. Se le cose non combaciano il VAR chiama e dice che c’è qualcosa di non visto. Il VAR non l’ha fatto la FIFA, lo strumento nasce con l’apporto di tante persone perché un arbitro con un gioco così veloce e intenso non basta più.
L’utilizzo del VAR
Il VAR comunque serve molto, il regolamento è chiaro: bisogna togliere gli errori. E se tu li togli, va bene. Questa è una cosa semplice, viene poi letta in maniera contorta anche perché spesso gli errori ci sono sia da una parte che dall’altra. Sono più preoccupato quando ci mettono 3 minuti a decidere piuttosto che altro. Il calcio non sempre è così semplice da leggere, si possono avere anche letture diverse. Il punto debole dell’arbitro è quello di pensare di non sbagliare mai, a volte invece senza il VAR si farebbero cazzate.
Le decisioni arbitrali di Roma-Napoli
Roma-Napoli? Bella partita, il Napoli è una grande squadra. E un grande arbitro, punto. Di Bello al VAR? Non ho notato robe straordinarie. Rigore Anguissa? Perché a metà campo tutti a dire ‘bisogna lasciar giocare’ e in area bisogna dare i falletti? Se avessi dato qualche rigore scandaloso sarei stato ancora chiuso al Maradona. Diego peraltro non diceva mai una parola all’arbitro, una delle persone più corrette che io abbia mai incontrato”.