Spalletti: “Politano positivo al Covid? Fa parte delle difficoltà della stagione”

Domani alle ore 18:00 andrà in scena Inter-Napoli, gara valida per la tredicesima giornata di Serie A. Luciano Spalletti ha parlato in conferenza stampa da Castel Volturno per presentare la sfida del Meazza. Gli aggiornamenti di Spazio Napoli in tempo reale:

Com’è il clima all’interno dello spogliatoio?

“Che possa succedere qualcosa all’ultimo momento fa parte delle difficoltà della stagione. Nelle prime due di campionato abbiamo giocato con 3 centrocampisti: si era fatto male Demme, Zielinski, non c’era Anguissa. Nonostante ciò, si è fatto quello che andava fatto ugualmente”.

Che partita si aspetta domani?

“Verrà fuori una partita dove tutte e due le squadre hanno bisogno di far punti. Andranno entrambi alla ricerca della vittoria. Ci sarà da andare a coprire quegli spazi che loro occuperanno in fase di possesso. L’Inter è una squadra fortissima, lo sta facendo vedere anche questa stagione con Inzaghi”.

Si aspetta i fischi dei tifosi dell’Inter?

“Possono fare quello che vogliono, io valuto il mio lavoro, ho finito all’Inter con la difficoltà della gestione di quel momento. Mi hanno mandato a casa, ma non ho dato colpe a nessuno. Se uno può spendere 240mln di euro di stipendi totali, non è la stessa cosa di 100 e si prendono giocatori dai club inglesi abituati a vincere e non come prima. Io sono abituato a vivere tutto, in diretta, non si prepara niente, sono curioso anche io della mia reazione quando sarò lì, per me il passato non è mai passato, io vivo le cose, lì ho preso decisioni e le ho prese volentieri per il bene del gruppo. L’esperienza mi ha dato tanto, ringrazio i tifosi al di là del trattamento che mi riserveranno, anche i calciatori che mi hanno seguito in tutto e che continuo a sentire diversi con stima. Vado orgoglioso anche di aver ridato forza alla conformazione della pinetina, dai giardinieri che mi hanno dato la profondità, forza alla cappella in onore del papà di Massimo Moratti”.

Partita importante ma non decisiva?

“Questa partita è importantissima per entrambe, ma non decisiva. Non potrà mai essere decisiva finché non ci saranno certezze matematiche. Ci sono difficoltà che possono arrivare da tutte le parti lungo il corso della stagione, per cui è come ha detto Simone”.

Si aspettava di affrontare l’Inter da capolista? La prende come una rivincita?

“Io non ho da far valere nessuna rivincita. Devo fare qualcosa soprattutto per le persone che ci amano e che ci seguono. La dignità è battersi per chi ti vuole bene, non per essere famoso. Abbiamo una città dietro che freme, mi ha detto Santoro che alla partenza ci saranno 1000 persone per salutarci, si sente che la vivono così anche se rimangono a casa, ma organizzano da giorni per essere tutti insieme: è una roba che ci deve per forza far riflettere sul nostro comportamento, chi non la sa riconoscere è segno che non sarà mai fiero”.

Questa gara può essere decisiva solo per l’Inter?

“Non è decisiva neanche per loro, sono poche le partite giocate e sono molte le difficoltà che tutti andranno affrontare in questo campionato. La felicità è nascosta dietro queste difficoltà, se devi sostituire uno o due calciatori e abbassi lo sguardo, poi non potrai mai raggiungere gli obiettivi importanti. Io in 20 anni di carriera non mi sono mai lamentato, mai. Non ho mai detto mi manca questo o quell’altro, sarebbe come dire alla squadra non possiamo farcela da soli, ma invece possiamo farcela. I problemi non finiscono mai, ma pure le soluzioni, se ne trovano sempre”.

Con quali certezze e quali dubbi si va a Milano?

“Le certezze di ciò che ha prodotto finora, le qualità che hanno saputo esibire i nostri giocatori, migliaia persone che ti sostengono qualora una volta ti venisse il dubbio di non farcela ad essere fortissimo. I dubbi non ce ne sono, noi andiamo a fare la partita, contro un avversario che le stesse qualità nostre, calciatori di livello come il nostro e un allenatore che ha esperienza su quel gioco che gli fa fare e una squadra che l’ha già fatto gli anni scorsi”.

Come si affronta questa lotta al vertice con al fianco una proprietà italiana?

“Grossomodo uguale alle altre squadre. All’Inter il presidente era straniero, ma il figlio era a Milano, lavorava lì, era sempre presente. Diciamo che è simile grossomodo. Probabilmente Steven Zhang la guardava più esternamente, mentre De Laurentiis la vive più direttamente. Ci si sente di più al telefono, ovviamente vuole sapere le cose. Zhang sorvegliava a distanza, De Laurentiis la sua presenza la fa sentire di più”.

L’Italia di Mancini?

“Se la sarebbe già meritata la qualificazione per quello che ha fatto vedere. Non so perché i risultati gli siano andati contro, esiste anche un po’ di sfortuna nel calcio. Mancini sa come fare da solo, non gli si può insegnare niente”.

Come sta Lozano? A destra può giocare anche Zielinski?

“Sì, lui, anche Elmas, anche Lozano, ci sono anche altre soluzioni. Lozano sta bene, ha giocato giovedì, ha ore e ore di viaggio ma è voglioso ci ho parlato anche stamattina, è sorridente perché è uno molto positivo, dolcissimo, professionale. Poi è normale che abbia delle ambizioni: io mi auguro a fine stagione riceva interessi di club che lui ritiene più importanti del Napoli, significherebbe che ha raggiunto dei nostri obiettivi. L’anno scorso rimanendo fuori dalla Champions non abbiamo ricevuto una richiesta. Se vogliono avere richieste devono fare risultati. La vittoria dà sempre visibilità, la sconfitta riporta tutti dentro la dimensione uguale”. 

Che cosa rappresenta Koulibaly?

“Questa settimana è andato in scivolata e gli si è incastrato un piede. Si è fermato l’allenamento, in un attimo c’erano anche i magazzinieri intorno a lui, assieme ai calciatori. Tutti erano in attesa di sapere come si sentiva lui per vedere se rientrava oppure no: è stato fuori 3 minuti e gli altri hanno aspettato altrettanto. Lui è una persona straordinaria, ne ho avuti di calciatori così: sono stato fortunato, ma la fortuna non ha finito di riservarmi qualcosa”.

L’episodio dei cori razzisti a Koulibaly nel 2018 a Milano durante un Inter-Napoli?

“Conosco Milano e lì hanno un grandissimo tasso di civiltà. Io lo dico sempre: siamo tutti di colore, siamo tutti diversi. A questa storia bisogna dare meno importanza possibile. La pelle ha un colore solo: la pelle ha il colore della pelle“.

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