Sedici anni di storia e un cammino quasi perfetto, dalla C alla A: qual è la vera evoluzione del Napoli?

Il Napoli ancora una volta risponde assente all’appello, stavolta, contro il Milan nello scontro diretto tra le due capoliste. Un’altra occasione sprecata dagli azzurri dopo quella presentatagli il 12 febbraio con l’Inter sempre al Maradona, terminatasi con pareggio. Evidentemente, anche con il punto a favore di giocare in casa, il Napoli non riesce comunque ad effettuare quell’upgrade in grado di donargli la giusta quantità di adrenalina che porta al successo.

Eppure l’evoluzione del Napoli negli ultimi anni è notevole: i partenopei sono stati più volte vicini all’obiettivo per poi mancare puntualmente l’opportunità creatasi. Nasce un solo interrogativo, che forse rimarrà per sempre all’oscuro, cosa manca a questa squadra?

Dalla C alla A: il Napoli racchiuso in sedici anni

C’è un dato importante da analizzare e da tener conto: riguarda proprio il percorso del Napoli in 16 anni e il suo salto dalla C alla A. Ebbene sì, la grave crisi finanziaria che dovette far fronte il club partenopeo portò nel 2004 l’arrivo di Aurelio De Laurentiis, il quale iscrisse la squadra al campionato di terza serie. La promozione però non arrivo nel primo anno, il Napoli arrivò terzo nel girone vincendo contro la Sambenedettese nella semifinale di play-off ma perdendo poi contro l’Avellino. Campionato che fu vinto l’anno successivo con Edoardo Reja in panchina.

Ma la vera vittoria arrivò nel 2007 con la promozione in A dopo sei anni, da lì a poco, arrivò anche la qualificazione in Champions League nel 2011. Nel 2011-2012 viene alzato addirittura un trofeo quella della Coppa Italia, per poi arrivare secondi in campionato nell’anno successivo con Edinson Cavani capocannoniere (secondo calciatore partenopeo a riuscirci a seguito di Maradona). Passando per un’altra Coppa Italia, arriva nel 2014 anche la Supercoppa italiana alla guida di Rafael Benitez.

Benitez-Napoli-Lazio
Rafael Benitez, Napoli-Lazio 31 maggio 2015

Dal 2015, però, si apre un’altra era quella che forse molti napoletani ricorderanno anche senza aver lasciato trofei: è quella intitolata Sarriana. Con il comandate Maurizio Sarri, il Napoli torna ad essere campione d’inverno (cosa che non accadeva dal 1989-90), prima nel 2015 e poi nel 2017-2018 dove la squadra fu molto vicina al titolo con 91 punti conquistati, che non bastarono però per la vittoria raggiungendo il record come punti totali più alti come seconda.

Si riaccende il declino con il post-Sarri con prima Ancelotti e poi Gattuso. A mettere equilibrio viene scelto Spalletti che inizia la stagione che va oltre ogni pronostico con 8 vittorie consecutive, la sconfitta arriva solo alla tredicesima con l’Inter. Gli si presentano due occasioni per riavere il primo posto, entrambe con le due milanesi, ma anche lì il Napoli si fa trovare impreparato.

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Napoli, Coppa Italia 17 giugno 2020

Solo un club come il Napoli in Europa: quale è la vera evoluzione di cui stiamo parlando?

Un bel cammino, più volte vicino al traguardo ma che mai è terminato da vincitore. È la strada, la storia, percorsa in sedici anni quella raccontata pocanzi. Una situazione che delinea un’ottima gestione che ha raccolto il club dalla crisi che lo travolgeva, portandolo nei migliori scenari Europei e sempre con eccellenti prestazioni, come le recenti Liverpool e PSG. Ma nelle migliori cinque in Europa c’è solo un club con una situazione simile, il Lipsia che arrivò addirittura semifinalista nella stagione 2019-2020 in Champions League.

Ma dopo tutto questo cammino il Napoli non riesce comunque a salire quel gradino in più per mirare lì dove ci è riuscito solo due volte nella sua storia. Si parla sempre di rivoluzione, ma ci si è mai chiesti se magari la vera e propria rivoluzione non riguarda solo gli schemi tattici ma bensì richiede solo dei precisi aspetti fondamentali: carattere e mentalità da top player.

Sara Madonna
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