La storia medioevale narra di paesi in cui, fazioni, ideologicamente e politicamente avverse, convivevano in territori più o meno estesi: i Guelfi e Ghibellini, nel XXII secolo, le famigerate famiglie dei Montecchi e dei Capuleti nella Verona del 1303.
Sovente, la rivalità sfociava in scontri che culminavano in morti innocenti, insensate, illogiche.
La storia moderna narra che esiste un piccolo paese, alle pendici del Vesuvio: Cercola, nell’ambito del quale, a distanza di secoli, si rivive un’analoga realtà, in cui le fazioni rivali si chiamano juventini e napoletani.
Pochi chilometri nei quali sono sparpagliati un numero esiguo di abitanti che abbracciano colori ed ideali profondamente diversi.
“Il secolo nuovo”, stamattina ha riportato un articolo che avrebbe potuto ledere in maniera irrimediabile quel labile filo di equilibrio e buon senso che regola i rapporti tra i guelfi e i ghibellini cercolesi.
Secondo quanto riportato nel suddetto articolo, gli juventini cercolesi avrebbero ricevuto minacce attraverso il social network facebook, da parte di tifosi napoletani che gli intimavano di non partire alla volta di Roma.
Minacce seguite, poi, da atti vandalici che avrebbero danneggiato due vetture che hanno, così, indotto gli juventini cercolesi a rinunciare a raggiungere l’Olimpico per prendere parte alla finale di Coppa Italia.
Però, all’interno dello stesso articolo non sono riportate le minacce a cui si fa riferimento.
Eppure “scripta manent” – dico, tra me e me – io, se avessi dovuto lavorare ad un articolo simile, me le sarei procurate, così come, avrei, probabilmente, cercato di reperire immagini delle auto danneggiate.
Così, sembra quasi di riportare una chiacchiera di paese, piuttosto che una notizia attendibile e veritiera.
Spazionapoli, propriopoco più di mese fa, aveva raccontato ai suoi lettori della nascita del Club Napoli sezione Cercola e, in quella circostanza, si era ironizzato sulla questione “convivenza con l’ex club Moggi, oggi Club Mimmo Criscito”, esistente, ormai da anni, all’interno dello stesso paese.
A maggior ragione, leggendo quelle dure parole ed accuse diffamatorie nei confronti di quelle stesse persone che ho incontrato personalmente e che mi avevano accolto in quello stesso club con impagabile ospitalità e con infinito entusiasmo mi avevano raccontato i loro progetti, intrisi di lealtà e sani principi.
Così, mi sono sentita in dovere di fare luce sulla vicenda e dare loro il diritto di replica.
Salvatore Fiorenza, il presidente del Club Napoli, molto amareggiato ed infastidito da quanto stava accadendo, mi ha mostrato la prima pagina dello statuto del loro club, che nervosamente stringeva tra le mani: “il club nasce con lo scopo di rilanciare e valorizzare l’immagine di Napoli”, questo è il passaggio che mi indica.
E non ha bisogno di aggiungere altre, frivole, superflue parole.
“Quando la Juventus ha vinto lo scudetto, sono scesi per strada a festeggiare, esattamente come abbiamo fatto noi domenica scorsa e nessuno li ha infastiditi o molestati”.
“Spesso ci provocano con parole offensive, ma noi non cadiamo nelle loro provocazioni e, anzi, educhiamo i giovani allo stesso modo, affinché possiamo imprimere in loro i principi e i valori sani del tifo e del calcio.”
“Non sono partiti per Roma, perchè già sapevano che avrebbero perso, questa è la verità”.
“Se avesse vinto la Juventus, quell’articolo non sarebbe mai stato pubblicato, è una ripicca per aver perso la Coppa Italia”.
Questo è quanto replica la Cercola azzurra, con la rabbia di chi si vede muovere accuse ingiuste e assai infime.
Nel pomeriggio, lo stesso Presidente Fiorenza, ha contattato telefonicamente il Presidente del club juventino, Alfredo Tammaro, per palesargli la solidarietà del club da lui rappresentato, in merito agli atti di vandalismo da loro subiti, prendendo, inoltre, le dovute distanze dagli stessi, dissociandosene completamente.
Il presidente Tammaro, a sua volta, ha dichiarato la sua estraneità ai fatti riportati nell’articolo in questione, palesemente diffamatorio nei confronti della frangia di tifo napoletano.
Ragion per cui, il club Napoli sezione Cercola, probabilmente, querelerà il giornalista autore di quell’ articolo, che, per amore nei confronti di questo mestiere, ho scelto di non citare, ma anche e soprattutto perchè, è sfacciatamente chiaro che, il personaggio in questione, pur di accaparrarsi cinque minuti di gloria, sarebbe disposto proprio a tutto, ragion per la quale in questa sede, non troverà visibilità.
Stavolta, il buon senso e il raziocinio, sia napoletano che juventino, si sono rivelati più arguti e giudiziosi dell’abile trappola cucita ad arte da chi, probabilmente, avrebbe voluto impugnare spranghe e coltelli e scatenare la guerriglia.
Da questa brutta, orribile parentesi, ci auguriamo che i lettori traggano le doverose conclusioni e ancor più, sappiano far tesoro dell’insegnamento di cui si fa portatrice.
A chi vuole utilizzare lo sport come canale nel quale riversare la propria frustrazione e/o indole violenta è doveroso consigliare di ripassare un pò di storia, per imparare dagli errori degli uomini che, attraverso i loro errori, ci hanno consentito di evolverci e progredire.
E ricordiamo, a chiunque voglia ambire a diventare giornalista, che alla base di questo non semplice, ma meraviglioso lavoro, c’è un mattone imprescindibile che si chiama “obiettività”.
Non c’è spazio, all’interno dei mezzi di comunicazione di massa, per le rivendicazioni e le ripicche di carattere personale.
Luciana Esposito