Alojsa Asanovic, estro, geometrie e quel giorno che non arriva mai

Amara parentesi quella del campionato 1997-98. Il picco più basso della storia sta per essere toccato e molte delle colpe sono da attribuirsi ad una serie di giocatori arrivati all’ombra del Vesuvio non propriamente tagliati ad onorare una maglia “pesante” come quella azzurra. Come testimone d’eccezione si presenta in prima linea un giocatore che a detta di molti ha le giocate giuste per il centrocampo azzurro. Assieme con Reynald Pedros, prestato dal Parma, Aliosha (in croato AlojsaAsanovic, preso nel mercato di Novembre, arriva a dettare i tempi ad una squadra male assortita e surrogata da una serie di elementi scarichi e non adatti alle pressioni della piazza. Lo stesso croato alla fine risentirà del pessimo rendimento della squadra, che, con 14 punti finali, arriverà ultima, disonorando la città e coprendo di frustrazione l’ambiente. Non bastarono elementi come Giannini, Allegri, Protti e Ayala, nonchè il cambio di panchina per ben 4 volte  (prima Mutti, poi Mazzone,  poi Galeone e infine Montefusco).

Solo qualche buona prestazione, per il resto sarà una stagione da dimenticare, con poche presenze, causate anche da una serie di piccoli infortuni, ed una forma pessima e approssimativa, troppo per affrontare un campionato come quello italiano, che all’epoca forgiava la sua fama sull’importanza del reparto difensivo, che facevano tremendamente soffrire giocatori validi tecnicamente, ma leggeri quando si trattava di metterci il fisico. Nella seconda metà del campionato, Alojsa riuscirà ad entrare in forma, e quelle prestazioni gli servirono per prendere parte ai mondiali del ’98 in Francia, che consacrarono la Croazia la grande sorpresa, conquistando con merito il Terzo posto. Asanovic impressionò parecchio per la sua personalità, per la padronanza di gioco che dimostrò al cospetto di giocatori del calibro di Prosineski e Boban, compagni di reparto e veri artefici del miracolo croato. La stagione azzurra si concluderà con una drammatica restrocessione, che chiuse nel peggiore di modi un campionato funesto, complice anche la sconfitta nella finale di Coppa Italia contro il Vicenza.

Ad ogni modo il giocatore croato ha sempre dato l’impressione di essere in possesso di una buona tecnica di base, grande visione di gioco ed ottimi piedi, ma probabilmente ha vissuto la stagione napoletana come un parcheggio di lusso, essendo quasi mai protagonista nel team azzurro, lasciando lo scettro del centrocampo a Rossitto, Longo e Altomare, non certo il massimo per sostituire un giocatore a cui era stata consegnata la chiave della manovra partenopea. Andrà via a giugno, dopo il mondiale francese, per approdare al Panatinaikos. Oggi ha appeso le scarpe al chiodo e ha cercato di restare nell’ambiente, tant’è che è stato per qualche tempo l’allenatore in seconda della nazionale croata al fianco di Slaven Bilic, attuale tecnico della Croazia.

Eccolo qualche mese fa con il tecnico della nazionale croata:

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