Rudi Garcia ha parlato a DAZN del suo approccio con Napoli e degli obiettivi stagionali con il nuovo club.
Il tecnico francese ha sostituito Luciano Spalletti, ereditando la squadra Campione d’Italia in carica che da sabato inizierà a difendere il titolo e dovrà provare a vincere nuovamente dopo un’annata spettacolare.
La passione a Napoli va oltre ogni cosa. Secondo me il calcio qui è una religione. Per me questo è il calcio, dovrebbe essere sempre così. Dopo la doppietta al Lille potevo andarmene, ma ho vissuto in prima persona il fatto che l’anno dopo pensi di fare lo stesso e invece fai un po’ di fatica: è umano, è inconscio. La sveglia è il mio compito, dire ai ragazzi che hanno raggiunto quel livello ma io non mi accontento e voglio lo stesso livello dell’anno scorso. Confermarsi è sempre più difficile.
Una qualità dei miei giocatori è lo spirito collettivo. Sono bravi nel gioco di prima. Stiamo coltivando questa caratteristica, giocando di prima se arriva l’avversario la palla è già andata via. Si può sempre migliorare, il mio compito è non farli addormentare, fargli aprire ancora di più l’orizzonte perché non c’è solo un modo di fare e ho parlato anche di una squadra più camaleontica. Per un gruppo è importante avere nuove, altrimenti ti annoi.
Garcia cambia ruolo a Raspadori? Le parole
Uno dei jolly del nuovo è e sarà sicuramente Giacomo Raspadori. L’attaccante italiano è stato acquistato a peso d’oro ma lo scorso anno non è stato il titolare della rosa azzurra ma il comprimario perfetto, capace anche di risolvere partite complesse e ferme nel risultato. Rudi Garcia ha parlato di “Jack” come un jolly capace di ricoprire più ruoli.
Raspadori? Può fare l’esterno, la mezzala, il trequartista, anche punta come ad Amsterdam. Dobbiamo avere la capacità di avere anche due punte, quando hai il Cholito sei armato. Victor è un trascinatore pazzesco, appena metti una competizione sul campo vuole vincere, porta la sua squadra, un po’ come Cristiano chiama la squadra, fa la foto-ricordo, mi piace tanto, è tra i migliori centravanti al mondo.
Kvaratskhelia? Può migliorare ancora tanto. Con la palla tra i piedi è un genio. Quando dribbla è bello da vedere.
Di Lorenzo capitano? Lui è un uomo di grande qualità, pensa agli altri, è già un capitano per questo, poi è un leader, un esempio, e poi un gran bel giocatore. Io faccio sempre così, mi do un periodo del ritiro per dire chi sarà capitano della mia squadra, perché lo scelgo io, dopo colloqui e dopo averlo visto col gruppo, ma non ho avuto nessun dubbio sul fatto che il mio capitano sarà lui. Può essere solo lui, ci sono altri leader e poi c’è anche scaramanzia intorno a me. Novità devo portarle, ma alcune volte dovrò anche adattarmi non alla scaramanzia, ma io credo alle onde positive.
Colloqui con De Laurentiis? Non faccio un powerpoint prima di parlare con i presidenti. Vado con la mia personalità, le mie idee, parlo con i presidenti, come accaduto a Lione, ovunque, ho la mia idea del calcio e se c’è sintonia, e sembra esserci stata, si va avanti. Il presidente ha poi la sua squdra, c’erano Chiavelli, Micheli, sanno tutto di te, se ti fanno venire sono interessati a quello che puoi portare.
Obiettivi per essere felice? Il Napoli prima di tutto deve giocare la Champions anche l’anno prossimo, poi vediamo se quarto, terzo, secondo o primo. Poi in Champions serve una rosa forte, io ho fatto anche la semifinale a Lione. L’Europa League è diversa, puoi concentrarti sul campionato perché il girone lo superi e dagli ottavi diventa serio, ma in Champions è il contrario, i giocatori sono fissi sulla Champions e devi dirgli che il pane quotidiano è il campionato. La Champions la fai tramite il campionato e dovremo essere bravi sulle due competizione e la rosa serve per avere due scelte.