Lavezzi e la pornografia del cattivo gusto

E lasciamolo stare. E’ finita. Quando una storia termina è inutile rimpiangere, offendere, vendicarsi, inseguire. Si può configurare il reato di stalking, un delitto per il quale i tifosi napoletani che ieri erano all’aeroporto parigino sono perseguibili.
Ha preferito così, avrà le sue ragioni il timido e buon Ezequiel, e non sta a noi giudicarle, biasimarle o comprenderle. In questi casi si può solo accettarle, avendo dalla nostra la coscienza di aver fatto di tutto, di aver fatto danzare l’anima ad ogni sua parola, ad ogni suo sorriso. La coscienza, questo fantasma recalcitrante ad essere fissato e catalogato in una definizione precisa, l’abbiamo pulita, sempre avuta monda, diafana…ma per carità, non è questo il momento di insozzarla con una stupida persecuzione che non ci farebbe onore.

Purtroppo le avvisaglie di un amore puro che si sta pervertendo in pornografia le vedo ovunque; le scorgo nei forum dove Lavezzi viene bestemmiato con una ferocia indegna, e non mi si venga a dire che così parla l’innamorato tradito.L’innamorato tradito, quello che amava veramente e non quello che a sua volta tradiva, questo innamorato non sputa sul suo passato, non lo infanga, perché condannandolo condannerebbe anche se stesso.

Guardoni siamo diventati, a spiare il momento, l’attimo preciso, la firma che sancisce un destino e una separazione già noti. Gettiamo l’occhio nella serratura e leggiamo righe che ormai non ci riguardano più, solo per il gusto di macerarci ancor di più, unicamente per quel gusto perverso di sentirci vivere solo attraverso il dolore che ci rende coscienti di custodire un’anima.
Ha firmato, non più di tre ore fa. Che dolore vedere accanto a quel contratto la sua nuova maglia. Questo lo riconosco, e non mi azzarderei a vietare o condannare la manifestazione di un moto dello spirito che è comune a tutti quelli che lo hanno amato. Ma deve finire quì.

Non dobbiamo scivolare nella pornografia del cattivo gusto, nella divinazione di pensieri che non ci appartengono, nella giustizia sommaria, nella comparazione stupida e fuor di luogo. Già sento da lontano paragoni con Quagliarella, con l’Iscariota che al primo albero s’impiccò con le sue trenta monete. E basta con le trite e ritrite espressioni cinematografiche, tipo ” Chi arriva a Napoli piange due volte..”. Nessuno è uguale a un altro, ognuno sente e vive e spera in maniera diversa.

Crediamo che Lavezzi abbia sbagliato? Ebbene, rimaniamo in questa fede e lasciamo scorrere il letto del tempo. Ma non linciamo chi a noi ha preferito un’altra, anzi, ridiamo forte, ridiamo come chi ha intuito l’indelebilità della giovinezza. Per Lavezzi noi rappresenteremo la sua terra mitica, quella della gioventù incontaminata, l’Arcadia dove rifugiarsi nei momenti di sconforto e paura. Saremo sempre un marchio nel suo cuore invecchiato, e quando ricorderà Napoli si passerà la mano sulla fronte, come quando si ricorda il più bello dei sogni.

Lasciamolo andare e sorridiamogli, chi ama davvero vuole che l’altro sia felice. Facciamogli capire che non siamo adirati, che lo amiamo ancora nonostante tutto. Non pervertiamo l’ammirazione genuina in pornografia destabilizzante, aspettando il momento- e ce ne saranno tanti- in cui il nostro antico Dio sarà nudo, solo per il piacere di sputargli addosso o gettargli pietre e ingiurie.

Lavezzi arrividerci, forse non a Napoli un giorno. Sarà più dolce incontrarti nella terra del ricordo, quando vecchio e sedendo presso il fuoco ti rammenterai della forma della tua giovinezza incontaminata, e quella forma sarà un’arco che abbracciava un fresco mare, una luna che moriva sfaldandosi in un’onda lenta…

Carlo Lettera
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