La stagione calcistica targata 2011/2012, probabilmente, non sarà introdotta soltanto dalle consuete ultime bombe di mercato, ma un ruolo determinante verrà giocato anche e soprattutto dalle risultanze delle inchieste sul calcioscommesse.
Parola di Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio, intervenuto oggi a Milano alla presentazione della partnership tra Puma e Lega di Serie B per il nuovo pallone del campionato e le maglie della rappresentativa B Italia.
CALCIOSCOMMESSE– “Laddove emergessero, secondo le valutazioni della Procura federale, delle ipotesi di responsabilità diretta – ha dichiarato Abete – e queste fossero valutate dalla stessa Procura federale, il loro iter sarebbe attivato prima dell’inizio del campionato e quindi, grossomodo, in questo mese di luglio. Questo determinerebbe una valutazione tempestiva degli organi di giustizia sportiva”.
CALCIO E CRISI– Abete ha anche commentato “la fuga di talenti” che il nostro calcio sta subendo passivamente ed impotente, da spettatore non pagante all’asta dei suoi prezzi più pregiati, troppo povero per rilanciare le offerte degli sceicchi, maggiormente predisposto ad inseguire la dottrina parsimoniosa del fair play finanziario piuttosto che quella da capogiro dei petrodollari.
Immagine, quest’ultima, che in maniera più che eloquente, tristemente incarna, il momento storico in cui imperversa il nostro Paese.
Crisi tra i commercianti che stentano a riscontrare i guadagni consuetamente apportati ai loro introiti dai saldi.
Crisi tra i giovani laureandi, laureati o aspiranti tali che siano, impossibilitati ad ambire al mare dei Tropici, ma anche a quello degli stabilimenti balneari maggiormente abbordabili, perchè, quest’anno, lo storico porcellino-salvadanaio si è trasformato in una deperita alice, incapace di accogliere nel suo grembo soldi, sogni e progetti.
Crisi in tutte le famiglie italiane che, piuttosto che programmare le vacanze, sono intente a tracciare il piano utile per rimanere a galla pur di non lasciarsi annegare dalle sempre più onerose tasse.
E crisi è anche nel bel mondo del calcio.
E’ innegabile che il nostro Campionato si sta impoverendo.
Un numero esponenzialmente crescente di campioni nostrani, emigra verso l’estero e, dato ancor più allarmante, rivolgendo lo sguardo verso i gradini più bassi delle piramidi, si rilevano le società di prima e seconda divisione che non riescono più a iscriversi, estrapolando, così, dal panorama del calcio, città importanti e società illustri.
“Il calcio risente del momento complessivo del Paese – ha sottolineato Abete – e sta vivendo l’amarezza di qualche abbandono significativo. C’è comunque la necessità da parte delle società di mantenere gli equilibri economici anche per il futuro. In un quadro economico che sta cambiando, abbiamo comunque una continuità di presenza imprenditoriale che è un fatto importante. Ma determinati deficit non sono proponibili all’infinito e soprattutto quelli della Serie A vanno assolutamente diminuiti. Bisogna riuscire a calibrare la competitività delle nostre squadre con la continuità della loro presenza. Questo momento va affrontato lavorando sui giovani,– Ha aggiunto Abete- sull’impegno per portare avanti una qualità dei campionati e una competitività internazionale all’altezza dell’Italia. “.
In tale ottica, la prestazione sviscerata dalla nazionale italiana ben si intona con le parole del Presidente Federale.
“Gli Europei – ha, infatti, concluso Abete- sono stati per l’Italia un passaggio importante con una squadra competitiva e in grado di trasferire una dimensione positiva per il nostro calcio”.
E’ proprio il caso di dirlo: anche i ricchi piangono.
FONTE: CORRIERE DELLO SPORT
Luciana Esposito