Dopo cinque stagioni, ancora a caccia del “Mister X” della fascia sinistra.

La fascia sinistra del Napoli è ancora in attesa del suo padrone. Se è vero che Maggio, da qualche anno si è impadronito, seppure tra alti e bassi, della corsia di destra, sull’altro versante continua l’incessante andirivieni di calciatori che non riescono a garantire il giusto apporto di qualità e quantità.

Vero che nel modulo di Mazzarri, a ancor prima di Reja, i due laterali sono fulcri vitali per una buona fluidità di gioco e di imprevedibilità nel gioco offensivo, ma è altrettanto vero che quei ruoli richiedono una preparazione fisica eccellente abbinata, naturamente, ad una certa padronanza tecnico-tattica del ruolo.

Nel corso di questi cinque anni di Serie A ci sono stati molti calciatori che hanno cercato fortuna sulla fascia sinistra, ma chi per un motivo, chi per un altro, non si è mai trovata una soluzione adeguata alle lacune emerse. 
Si è partiti da Savini, un difensore centrale adattato alla fascia sinistra, uno dei pupilli di Reja, un giocatore su cui il tecnico goriziano ha sempre puntato ad occhi chiusi. Per carità, niente da dire sulla generosità del ragazzo, peraltro impiegato in un ruolo non consono alle sue caratteristiche,  ma gli evidenti limiti tecnici ne limitavano il rendimento solo ad un’onesta fase difensiva, ma un’irrilevante spinta in attacco.

Per ovviare al problema fu acquistato Mannini dal Brescia, ma il promettente laterale, non riuscì a mantenere le aspettative e dopo qualche buona prestazione, e la squalifica per doping, il ragazzo si è un pò perso col passar del tempo, per poi essere ceduto alla Sampdoria; ma non fu solo colpa sua, le sue caratteristiche erano chiare ed evidenti e parlavano di una mezzapunta adattabile al ruolo di tornante, ovvio quindi che pensare a Mannini come difensore puro, fosse un’eresia calcistica. 

Nello stesso periodo in cui Mannini si allontanava da Napoli, emergeva un giovane talento fatto in casa, Luigi Vitale, una promessa per il futuro e si pensava, la soluzione definitiva al problema della fascia mancina. Purtroppo, non fu così; il laterale napoletano era, infatti, molto bravo nella fase di spinta con la quale si è messo  in mostra segnando anche gol importanti, ma molto approssimativo in fase difensiva, nella quale lasciava enormi spazi per le incursioni avversarie, causa errori di marcatura e di posizione.

Poi fu la volta di Donadoni. Tecnico nuovo, problema vecchio ed ancora in fase di “lavori in corso”. Tralasciando Rullo e Datolo, calciatori mai presi in seria considerazione dal tecnico bergamasco, vengono acquistati Aronica, Zuniga e a Gennaio, con l’arrivo di Mazzarri, Dossena.
Aronica rappresentava un’evoluzione di Savini, ma niente di più. Calciatore onesto, bravo in difesa nella quel ci metteva l’energia, l’esperienza e quella cattiveria agonistica propria a chi, come lui, ha giocato gran parte della carriera in squadre provinciali ed in costante lotta per la salvezza, ma anche lui poco avvezzo alla fase propulsiva. Buono come rincalzo, ma meglio come difensore purissimo come poi si è fatto apprezzare.
Zuniga, fu preso dal Siena, come esterno di destra, zona già occupata a pieno regime da Maggio. Ma nelle poche volte in cui il colombiano fu chiamato in causa da Donadoni, fu per occupare il versante sinistro, zona per lui inusuale e i risultati, almeno all’inizio, furono disastrosi.

C’era da mettere una pezza enorme a quello che stava diventando un problema patologico, e la soluzione sembrava chiamarsi Andrea Dossena. Il forte terzino ex-Udinese e Liverpool aveva tutti i requisiti giusti per incastrarsi alla perfezione nel mosaico azzurro, ma uno stato di forma pressochè scadente, ne limitarono il rendimento fino al termine della stagione 2009-2010, ma con la speranza che per l’inizio della stagione successiva, con una adeguata preparazione estiva, il forte difensore lodigiano potesse diventare l’arma in più del nuovo Napoli di Mazzarri.

La stagione successiva vede infatti nel difensore un punto cardine della squadra. Ottimo il rendimento nall prima parte della stagione 2010-2011, fino alla disgraziata trasferta di Anfield Road di Liverpool, ove il difensore ne combinò di cotte e di crude, regalando praticamente due gol a Gerrard, e risultando il peggiore in campo.
Da quella partita in poi, poche lui e molte ombre. Molta fiducia riposta in lui man mano svaniva, mentre salivano le quotazioni di Zuniga, che, nello stesso tempo, acquisiva sempre più padronanza in quel ruolo consentendogli di ritagliarsi sempre più spazio nell’undici titolare e di scavalcarlo nelle gerarchie di Mazzarri.

Evento che puntualmente si materializza nel corso della stagione 2011-2012 quando, ad un certo punto della stagione, Zuniga veniva considerato il titolare della fascia sinistra e Dossena il suo sostituto. Scelta forse un pò azzardata e non sempre pagata da buoni risultati. Ed in effetti, sia Dossena che Zuniga hanno avuto i loro cali di rendimento, soprattutto dal punto di vista psicologico per quanto riguarda il primo, giocatore evidente toccato sul vivo per aver perso i gradi da titolare.
La doppietta all’ultima di campionato contro il Siena e lo sfogo durante l’esultanza non sono altro che una testimonianza più che mai veritiera di quanto affermato. 

Siamo alle porte della stagione 2012-2013 ed il problema è sempre il medesimo. Dossena ha manifestato propositi di lasciare il Napoli. La società si sta muovendo per cercare il nome che possa finalmente ovviare una volta per tutte all’annoso problema a sinistra. I nomi sono di quelli “pesanti”: Cissokho, Balzaretti, Armero tra le tante voci che circolano in queste settimane.

Il primo è il meno probabile in quanto Aulas è un presidente che chiede sempre cifre esorbitanti. Qualche settimana fa, sembrava che qualcosa poteva smuoversi e mandare l’affare in porto, ma non se ne è fatto nulla, almeno per ora.
Per Armero c’è il solito tira e molla con Pozzo e una concorrenza juventina da battere, ma tra i tre nomi, quello del colombiano è quello più accreditato. Poi nelle ultima ore è circolato con una certo eco il nome di Balzaretti che forse, tra i tre contendenti, è quello che per caratteristiche può corrispondere alle esigenze del Napoli. Ma con Zamparini è sempre difficile trattare, e soprattutto occhio agli specchietti per le allodole che Bigon sparge a destra e a manca. Magari il nome giusto non è mai stato fatto, e chissà se il direttore tecnico non ci regalerà la sorpresa, così come successe per Cavani.

Per il momento, non si può fare altro che aspettare che il tempo, ed il mercato, facciano il loro corso.

 

 

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