Eterno dilemma. Da cosa dipenderà la pelle d’oca di ogni tifoso azzurro quando viene scaraventata una palla, anche la più innocua, nella nostra area di rigore? Quel brivido caldo che nasce sul collo e si diffonde come un fluido fino ad anestetizzare le unghia dei piedi. No, non è stata ingerita nessuna pillola blu. Quel fastidioso senso di impotenza è di colore azzurro, ma come le maglie dei difensori del Napoli. Ribattezzati i “tre tremori”, in perfetta antitesi con i “tenori” schierati in prima linea. Un vero rebus indovinare la loro prossima cantonata.
La campagna acquisti non ha entusiasmato la piazza ma è parsa accettabile. Davanti il vispo Insigne, con la dovuta cautela, sarà di supporto ai soliti corazzieri. Nel folto centrocampo Behrami può rivelarsi un’ottima pedina. Manca qualcosa sugli esterni ma gli attuali interpreti non ci hanno mai fatto gridare allo scandalo. Il cruccio è lì, dove non batte il sole ma se battono un calcio piazzato intonare l”Ave Maria” di Schubert può non bastare. E nel pacchetto a tre c’è un vuoto incolmabile, oltre che stregato: il terzino mancino. Salvatore Aronica spadroneggia da anni in quel ruolo, sbarazzando la concorrenza di giovani aitanti e promettenti. Non è proprio tutto merito suo, anzi. E’ il minore dei mali, possiamo dirlo. Il caso Victor Ruiz è noto a tutti. Prelevato per 6 milioni dall’Espanyol, ha faticato ad ambientarsi negli schemi difensivi. Rispedito in patria dopo soli sette mesi, per fortuna vantando una plusvalenza di due milioni. Era stato tanto decantato, resta lo scetticismo di una bocciatura così repentina. Intanto Totò da Palermo sghignazzava, alla faccia dei suoi tanti detrattori. Mazzarri lo conosce dai tempi di Reggiio Calabria e gli garantisce un’affidabilità che finora nessuno ha saputo scardinare.
Un nuovo sole poteva sorgere lo scorso anno con l’arrivo da Bologna di Miguel Angel Britos, con un investimento fin troppo corposo (9 milioni di euro). 22 agosto 2011, amichevole al Camp Nou, l’uruguagio si infortuna: infrazione al quinto metatarso del piede, si parla di 2-3 mesi di stop. Cattiva sorte o riti voodoo, accanto a Cannavaro bisogna ingaggiare un esorcista. Si punta alla soluzione domestica, ripescando il lucchetto Aronica con le valige già pronte in direzione Bergamo o Palermo. Il calvario di Britos è più lungo del previsto, il mancino siciliano si ritaglia ancora una volta uno spazio importante nella stagione azzurra, impreziosito dalla splendida esperienza in Champions. Ma non tutte le ciambelle escono con il buco. E di buchi, soprattutto nella seconda parte dell’anno, Totò e l’intera retroguardia ne hanno palesati parecchi. Ingeneroso incolpare l’attempato calciatore ex Messina e Reggina che, grazie alla cura Mazzarri, ha saputo randellare in maglia azzurra ben al di là delle sue reali potenzialità. Ma con l’evoluzione degli obiettivi una svolta tecnica è obbligatoria.
Britos ha recuperato solo in primavera, gettato nella mischia quando ancora non era al top. Quest’anno la società di De Laurentiis gli darà la chance che merita. Ha partecipato all’intero ritiro e il Napoli non vuole gettare alle ortiche un’operazione piuttosto onerosa prima di averla testata con tutti i crismi. “Vedrete il miglior Britos“, ha tuonato il mister toscano, che punta molto sulla sua stazza fisica ed era stato lui a richiedere espressamente l’uruguaiano nella scorsa sessione estiva. Nelle prime uscite, però, soprattutto con Bayern Monaco e Bayer Leverkusen, il ragazzo è sembrato impacciato nell’uno contro uno e sul gioco palla a terra, anche se ha giganteggiato sulle iniziative aeree. La condizione non è ancora eccelsa, ma i timori restano. E’ l’uomo giusto per spezzare l’incantesimo del terzino maledetto? O forse occorreva volgere lo sguardo altrove per sistemare definitivamente una questione davvero annosa? Troppo presto per giudicare, attendiamo il miglior Britos e speriamo sia lui l’anello mancante. Attenzione, però. “Totò lo iettatore” non è disposto a deporre l’ascia da guerra: “Tanto alla fine gioco sempre io“, ha profetizzato sarcastico qualche settimana fa. Con tutto il rispetto, il lifting al fatiscente terzetto difensivo l’abbiamo pagato di tasca nostra. Passateci il bisturi.