Il merito di De Laurentiis è passato inosservato: nessuno si è accorto di una cosa nell’affare Kvara

La sagoma di Khvicha Kvaratskhelia nell’immondizia non è un gesto come un altro, può essere letto come una metafora o semplicemente come l’ennesima rivoluzione portata a termine da Aurelio De Laurentiis.

Solo la maglia, esiste solo la maglia.

Queste parole che spesso risuonano nei cori dei tifosi, storicamente, sono rimaste solo come tali.

I tifosi del Napoli non erano mai riusciti realmente ad evitare di stabilire connessioni sentimentali con i propri idoli. Gli addii dei propri campioni erano stati sempre accompagnati da rabbia, frustrazione, malconento verso la società.

Amori come quelli per Lavezzi, Cavani, Higuain, Hamsik, Paolo Cannavaro. Poi Mertens, Insigne, Koulibaly, tutti insieme nella stessa sessione di mercato.

De Laurentiis, cessione dopo cessione, ha educato i napoletani a perdere sensibilità, ha reso le loro anime impermeabili al dolore delle separazioni.

Così già per Osimhen si era visto un popolo più temprato, molto più attento all’aspetto economico dell’operazione che all’eroe mascherato dello Scudetto.

Con Kvaratskhelia è arrivata però la conferma: nessuna lacrima è stata percepita sull’asfalto all’ombra del Vesuvio.

Eppure il 77 è stato quanto di più simile a Diego visto da quelle parti: estro, talento, fantasia.

Il legame tra le Georgia e Napoli ricordava quello con l’Argentina, con nuove colonie di tifosi ovunque.

Il merito di De Laurentiis è passato quasi inosservato: ha insegnato a guardare avanti, mai indietro, neanche per la rincorsa.

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