Alessandro Buongiorno e una vecchia gloria della SSC Napoli: il difensore del club azzurro svela il suo idolo nella lunga intervista rilasciata a Il Mattino.
Lo Scudetto è possibile: il Napoli vuole lottare da qui alla fine del campionato di Serie A. Non ha dubbi il difensore Alessandro Buongiorno, che ha affidato a Il Mattino tutti i suoi pensieri legati a questi primi mesi all’ombra del Vesuvio. Un legame che è divenuto subito speciale tra il calciatore e la città, così come spiegato dallo stesso ex Torino nel corso dell’intervista in questione (clicca qui per leggere le dichiarazioni a tal riguardo).
Il centrale, però, ha avuto modo di approfondire anche alcune questioni personale, legate al campo e non solo. In particolare, il numero 4 azzurro ha parlato dei suoi idoli d’infanzia e di chi lo ha ispirato a divenire quello che oggi è uno dei difensori più importanti del campionato di Serie A.
Questo post in breve
Fabio Cannavaro tra i modelli che hanno ispirato Buongiorno fin dalla tenera età. A svelarlo è stato lo stesso centrale di proprietà del club del presidente Aurelio De Laurentiis.

Queste le dichiarazioni a tal proposito:
Dice Cannavaro che lei è uno dei pochi, rari, casi di difensore italiano che fiuta il pericolo.
“Se lo dice uno dei miei miti, non posso che esserne orgoglioso: da bambino vedevo lui, Nesta e Maldini come si muovevano in campo e provavo poi a imitarli. Mi ispiro a loro anche adesso. Vero, cerco di stare “attento”. Il difensore deve essere pessimista nella marcatura, pensare che il suo avversario può fare delle cose strepitose ogni volta».
Lei è pessimista anche nella vita?
“No, no. Fuori dal campo sono ottimista”.
Perché è dal 2006 che un difensore non vince il Pallone d’oro?
“Perché ci si concentra sempre su quelli che i gol li fanno”.
Ma lei cosa preferisce, la difesa a tre o a quattro?
“Io ho giocato da braccetto, da centrale, a tre a quattro. Ho capito che l’unica cosa che conta e che fa la differenza è l’applicazione”.
Con Fiorentina e Inter era più a centrocampo che nella sua area, a dire il vero.
“Abbiamo cercato di andarli a pressare a uomo, e quindi abbiamo avuto un baricentro molto alto. E questo ci ha consentito di recuperare tanti palloni. Ovviamente più vicino è alla porta il pallone recuperato, più aumentano le possibilità di fare gol… Ma quello che conta è la grande collaborazione che c’è tra tutti noi”.
Alessandro, il suo primo ricordo di un pallone da bambino?
“Alle elementari, io facevo nuoto ma decisi di seguire i compagni di classe all’allenamento di calcio. Volevo stare con loro. Poiché ero il più alto di tutti, mi misero in porta. Ma durai poco: mia madre diceva che prendevo troppo freddo a stare fermo e l’allenatore fu costretto a spostarmi. Lei ancora oggi mi chiama e mi dice di stare attento. A ogni cosa. Non si cresce mai per loro. Anche se adesso vivo da solo, nella mia casa di Posillipo”.
Un occhio, però, anche al presente:
L’attaccante da incubo?
“Di forti ce ne sono tanti, da Retegui a Kean che sono con me in Nazionale. Ma l’ansia che mi dava Lukaku non me la dava nessuno. Ogni volta che lo affrontavo con il Torino sapevo che sarebbe stata dura. E quando ci siamo rivisti a Castel Volturno ero contento. Ma devo dire che anche lui lo era al pensiero che non lo avrei dovuto più marcare…”
La Laurea in Economia e il tempo libero: sentite Buongiorno
Tra i molteplici argomenti trattati da Alessandro Buongiorno nel corso dell’intervista rilasciata all’edizione odierna de Il Mattino, ci sono anche quelli legati alla sua Laurea in Economia e al tempo libero.

Di seguito, l’estratto della sua intervista a Il Mattino, a tal riguardo:
Perché ha deciso di andare all’Università?
“Mi sono diplomato al liceo pubblico, tra enormi fatiche perché già giocavo a tempo pieno. Peraltro, pure con un bel voto alla maturità, 86. Allora mi sono preso un anno sabbatico ma in quei mesi di pomeriggi liberi, quando ero a Carpi, mi sembrava di buttare via il mio tempo per giocare alla Playstation. E allora è scattata la molla: anche perché ho notato che grazie allo studio, ai libri, migliorava il mio rendimento e apprendimento sul campo e fuori. Capivo più facilmente le richieste degli allenatori, anticipavo le cose. Ho notato, insomma, che con lo studio riuscivo a essere persino migliore come calciatore. E infatti ogni volta che vengono da me quelli più piccoli a farsi firmare gli autografi gli dico spesso “mi raccomando, divertiti con il calcio ma devi sempre andare bene a scuola. E impegnarti'”.
Che musica ascolta?
“Ho conosciuto Willie Peyote che è stato anche a Sanremo. Mi piace molto ascoltarlo”.
Con i social va d’accordo?
“Dal mio profilo si vede che non vado oltre al calcio, se mi connetto lo faccio solo per vedere i gol e qualche azione di partita. La tv la vedo poco, mi piace la Playstation, i giochi di strategia e di avventura”.
Lo sa che Buongiorno è molto forte nella Playstation?
“Sì, lo so. Anche se al calcio gioco poco. Ma me lo dice un mio amico che quelle poche volte che gioca con me, mi costringe a prendere una squadra diversa dal Napoli. Lui vuole gli azzurri, perché “vuole usare me”…”.
Come si immagina tra vent’anni?
“Penso che resterò nel mondo del calcio”.
Le sue paure fuori dal campo?
“Di perdermi, di smettere di essere me stesso. Si fatica nel mio mondo a vivere in maniera normale, io lo sto facendo. Ci sto riuscendo. Ecco non vorrei che succedesse questo prima o poi, ovvero che io smettessi di essere quello che sono. Perché vorrei continuare a vivere la mia vita con normalità. come sto facendo adesso. Per come sono io”.
Last Updated on 12 Mar 2025 – 09:16 by Francesco Fildi