Edy Reja: “C’è ancora un po’ di me in Napoli e Lazio”

Le ha tenute a battesimo, le ha accompagnate verso una crescita complicata ma costante, poi una volta che le creature sono diventate grandi ha lasciato ad altri il compito di condurle verso la piena maturità. E domani sera, nella sua Lucinico, si godrà davanti alla tv la sfida che le mette di fronte. Sì, il Napoli- Lazio di domani al San Paolo sarà il derby del cuore di Edy Reja. Cinque anni all’ombra del Vesuvio, altri due e mezzo sulla sponda biancoceleste del Tevere, ricevendo tanto, ma lasciando anche tantissimo. «Sono state esperienze diverse, belle e difficili. Devo essere grato a chi mi ha consentito di viverle, spero di aver lasciato anch’io qualcosa».

A giudicare dagli organici delle due squadre, ha lasciato più di qualcosa.
«In effetti il Napoli e la Lazio di oggi non si discostano molto da quelli che ho diretto io. La squadra di Mazzarri è per 8-9 undicesimi la mia. Lui sta facendo un ottimo lavoro, ha apportato le sue modifiche, però credo che anche il lavoro fatto da me insieme con la società sia stato fondamentale».

La Lazio è addirittura la stessa che aveva diretto lei fino a maggio.
«Sì, Petkovic ha solo adottato qualche accorgimento diverso rispetto ame. Non tanto la posizione di Hernanes che è più o meno la stessa, quanto invece l’arretramento di Ledesma. Una mossa per la quale gli faccio i complimenti».

Napoli e Lazio figlie di Reja, dunque. Ma lei per chi tiferà domani sera?
«Sono legato ad entrambe, mi sento regolarmente con i rispettivi dirigenti, non posso fare una scelta. Sarà una bella partita. Il Napoli è leggermente favorito, ma solo perché gioca in casa

E’ rimasto sorpreso dell’ottima partenza delle due formazioni, ultima giornata a parte?
«Assolutamente no. Conoscevo la loro forza e mi aspettavo un inizio positivo per entrambe, anche perché hanno cambiato pochissimo rispetto alla scorsa stagione e questo non può che agevolarle».

In realtà qualcosa è cambiato. A Napoli non c’è più il suo pupillo Lavezzi.
«E questo mi dispiace molto. Per me è stato quasi un figlio, la sua affermazione è una delle cose di cui vado maggiormente fiero. Il Pocho è unico, anche se Pandev è un ottimo elemento e Insigne in prospettiva può diventare importantissimo».

Il Lavezzi della Lazio, invece, chi è stato?
«Dico Klose, ma con una situazione completamente diversa. Lavezzi era un talento da crescere, Klose un campione affermato. Il più grande che abbia allenato. Un vero uomo squadra».

Hamsik ed Hernanes. Anche questi due l’hanno fatta gioire e penare.
«Due ottimi ragazzi, caratteristiche non proprio uguali, ma stesso peso sulle sorti della squadra. Hamsik era un ragazzo quando è arrivato a Napoli, Hernanes invece già sufficientemente affermato. Li accomuna la grande voglia di migliorare».

E Lotito e De Laurentiis? Con chi è più difficile lavorare?
«Ma no, si può dialogare bene con entrambi. Hanno caratteri spigolosi, modi di fare a volte sopra le righe, ma sono due grandissimi presidenti che vogliono bene alle loro società. E i risultati lo dimostrano. Hanno ereditato situazioni pesanti e sono riusciti a portare le rispettive squadre ai vertici».

Fino a dove possono arrivare Napoli e Lazio?
«Nell’ultima giornata hanno deluso, ma solo nei risultati. Io credo che entrambe possano lottare per lo scudetto. La Juve è superiore a tutti, però se dovesse distrarsi con la Champions le prime che possono approfittarne sono proprio Napoli e Lazio».

E le altre?

«Per le milanesi sarà un anno di transizione, occhio invece alla Fiorentina. Bella realtà, guidata da un allenatore, Montella, cui va tutta la mia stima».

Fonte: Gazzetta dello Sport

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