DA GENOVA il Napoli ha visto in prospettiva tutto il suo campionato. Affronterà molte, troppe squadre dure e compatte come rocce, ma contenderà lo scudetto alla Juve fino in fondo solo se saprà batterle giocando anche male. Come ieri.
SEDICI punti su 18, formidabile. La vittoria di Genova vale più di tutte le altre 5. Perché risponde alla Juve riportando il Napoli alla pari, gli riconosce il secondo attacco (12 reti contro 15) ma anche la miglior difesa (2 contro 3), incorona Cavani primo cannoniere italiano. Ma offre un eccitante giudizio di sintesi : è così forte da poter vincere anche in 8. A Genova non c’erano Pandev, Maggio e Zuniga. Il primo era persino d’ingombro, l’azione del rigore coincide con la sua sostituzione. Gli altri hanno solo esaltato le contromosse di un abilissimo Ciro Ferrara. Con una Samp per dieci undicesimi proveniente dalla B ha chiuso le corsie esterne, per poi completare un pressing aggressivo al centro. Difesa a 4, linea di centrocampo a 5 governata da Obiang che teneva d’occhio anche Hamsik, prima punta Eder. Pressing che non ha risparmiato neanche Cannavaro, eliminando la sua importante funzione tattica, quel lancio lungo scavalca l’onda d’urto e mette subito in moto gli scattisti per quelle micidiali ripartenze, le lame sempre affilate del Napoli. La difesa del Napoli ha retto molto bene: ingiustamente discussa l’anno scorso e poco protetta dai mediani, si segnala ora come punto di forza. La posizione avanzata di Hamsik ha talvolta messo in inferiorità numerica Inler e Behrami ma i due non si sono spaventati. Inler è entrato nel vivo della partita come di rado accade. Al tesissimo Mazzarri espulso anche ieri Genova dà due indicazioni: la Samp si è piegata alla maestosa intuizione di Hamsik, falciato in contropiede da Gastaldello, solo quando ha osato troppo, per la prima volta aveva attaccato in forze, dopo aver chiuso per oltre un’ora tutti gli spazi e giocato con almeno otto dietro la linea della palla. Massiccia e prudente, era stata fino a quel momento per il Napoli invalicabile. La seconda: era stato appena sostituito il voluminoso Pandev con lo spadino Insigne. Sarà un caso? Forse, ma si ripropone il dilemma: Pandev o Insigne? Bisogna decidere. Mazzarri è molto rispettoso delle gerarchie. Metodo che ha dato la vittoria sulla Lazio dopo giorni difficili. Ma in un campionato che obbliga il Napoli a sputare anche l’anima per vincerlo, l’allenatore è condannato a non sbagliare una sola mossa. Pandev ha dato molto, lo staff di medici e preparatori l’ha rigenerato l’anno scorso grazie anche alla sua totale disponibilità, è ancora oggi prezioso, elegante rifinitore in alcune fasi e in alcune partite interne: ma può il Napoli in trasferta o contro squadre chiuse lasciare Pandev al suo destino, aggredito sulla trequarti; il Pandev di ieri che giocava spalle alla porta e si girava con la velocità di un tram al capolinea? Mazzarri ha ancora trattenuto per un’ora in panchina Insigne. È la soluzione migliore declassare lo sfrontato monello a titolare del Napoli B in Europa League? Sono scelte cruciali, delicatissime che decideranno il risultato finale. La vittoria ha nascosto il disagio di Pandev e degli esterni, Maggio fuori condizione e Zuniga fuori partita, compressi in una insidiosa rotazione a destra da Etistigarribia e Costa, a sinistra da Munari, Krsticic e Soriano, una frenetica giostra con proiezioni laterali intorno all’unica punta Eder. Una Samp che non era temibile ma impediva al Napoli di distendersi e attaccare in spazi liberi. Ne troverà ancora tante disposte così: il Napoli deve rassegnarsi a superarle. Aspettando l’attimo, magari. Anche questo è segno di maturità, e ieri il Napoli in 8 l’ha dimostrata tutta. Vediamo come sarà in 11, irresistibile?
Fonte: Repubblica