“I palloncini delle speranza” delle donne in rosa della Race for the cure

Tanti, amorevoli, commoventi palloncini che si ergono verso il cielo.

E’ il momento emblematico e maggiormente rappresentativo della Race for the Cure, evento simbolo della Susan G. Komen Italia: organizzazione senza scopo di lucro, che dal 2000 opera nella lotta i tumori del seno e che dal 2010 è approdata anche a Napoli, dove, nel corso dello scorso week end, ha avuto luogo la terza edizione.

Tre giorni ricchi di iniziative, sport, giochi, gastronomia, intrattenimento, sensibilizzazione, prevenzione, culminati nella tradizionale maratona di 5 chilomentri.

La Race si propone di sensibilizzare l’ opinione pubblica riguardo l’ importanza della prevenzione dei tumori del seno, raccogliere fondi ed esprimere solidarietà alle “Donne in rosa”: le donne che affrontano questa malattia o che, in passato, l’ hanno osteggiata.

E’ una vera e propria festa di solidarietà che coinvolge tutti: famiglie, scuole, aziende, atleti più o meno competitivi, perché la salute è il bene più prezioso di tutti e la sua salvaguardia è la priorità di tutti.

Le magliette rosa, che si fondono in mezzo a quelle degli altri maratoneti, regalano un colpo d’ occhio toccante, suggestivo, ma il vero “cuore” dell’ evento, quello che conferisce brividi e dispensa lacrime è rappresentato, senza dubbio, appunto, dal lancio dei palloncini.

Ogni donna in rosa, lascia volare verso il cielo, un palloncino, quale simbolo di liberazione da quella orribile e deturpante malattia.

Ogni palloncino porta aggrappato a se una storia di sofferenza, angoscia, dolore, sacrificio, coraggio, paura, e molto altro ancora.

Ogni palloncino si protrae verso l’immensità del cielo, perdendosi nel perpetuo abbraccio dell’ infinito, fondendosi con l’ auspicio che il sole continui a splendere, per sempre, senza essere offuscato, ancora, dal torpore delle caliginose nubi.

C’è qualche palloncino che vola più in alto, perché ha il compito di andare ad abbracciare quelle donne in rosa che da lassù guardano le loro compagne di sventura, con occhi compiaciuti e sorridenti, ma anche con il profondo rammarico che deriva dal fatto che quel male le ha sopraffatte troppo in fretta, senza lasciare loro il tempo di stringere tra le mani il loro palloncino.

Ogni palloncino è accompagnato da sorrisi, lacrime, emozioni forti, vissute, reali, vere, terrene.

Ogni palloncino, mentre compie il suo cammino verso l’ infinito, ricorda ed insegna il vero senso da attribuire alla propria esistenza, imprime nei cuori e nelle coscienze di chi li accompagna con occhi commossi, finché non si dissolve nell’azzurro dell’ immensità, i valori per i quali vale la pena di lottare, le cause che è giusto e doveroso sposare.

Ogni palloncino descrive ed illustra, meglio di qualsiasi vocabolario, l’autentico, primitivo, essenziale significato della parola speranza.

La speranza è quel raggio di sole che nasce dal cuore, anche se non esistono ragioni che ne legittimano l’ esistenza, anche se tante nuvole grigie oscurano il tuo cielo.

La speranza è la forza della vita che ognuno custodisce, pur senza saperlo, nel profondo del cuore.

La speranza è la voglia di farcela, di aspettare pazientemente un paio di ali nuove e riprendere il volo dopo ogni caduta.

E’ quella speranza che accomuna ed accompagna le donne in rosa durante l’ ostica battaglia che sono chiamate a sostenere per riprendersi la loro vita, ma che appartiene, anche, ad ognuno di noi.

Luciana Esposito

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