E’ iniziato il conto alla rovescia, lento e inesorabile, ma ha già caricato l’aria di elettricità. Passano i giorni e i tifosi sfogliano la margherita domandandosi come sarà Juventus-Napoli del 20 ottobre in quel di Torino. Non è la solita partita, non sarà la classica sfida scudetto: in palio c’è sempre qualcosa in più. Tanti temi da sviscerare che abbracciano anche la sfera extracalcistica, e se gli ultimi due confronti hanno assegnato un trofeo a testa, stavolta c’è il presentimento collettivo dell’avvento di uno spartiacque verso l’agognato tricolore.
Stessi punti ma umori diametralmente opposti, Napoli e Juventus si avviano allo scontro senza esclusione di colpi mettendo in piazza ardore e veleno, mai debellato dopo quella notte di Pechino che tormenta ancora il gruppo partenopeo. Medesima posizione in classifica e identico punteggio nei rispettivi successi contro Siena e Udinese prima della sosta. Sono solo numeri, ma disegnano una cornice capace di identificare i potenziali di due compagini versatili in attacco ed ermetiche in difesa.
La bilancia inizia a pendere quando si analizzano le economie dei suddetti incontri, anticipate da designazioni arbitrali che hanno strappato diversi sorrisi amari. L’exploit degli uomini diretti dal duo Carrera-Conte avvenuto ieri pomeriggio è oggettivamente inconfutabile, ma la direzione arbitrale di Mazzoleni, ripresentatosi probabilmente con la sindrome del Made in China ancora in circolo, ha acceso un ambiente storicamente pacato e “disponibile” come quello senese. Alcuni episodi avrebbero potuto cambiare l’inerzia del match, così come alcuni commenti avrebbero avvalorato la tesi dell’onestà intellettuale, ma il gioco del frate indovino è inutile e non si sposa a dovere con la politica dei fatti. In serata, invece, un antipasto di maglie bianconere (più nere che bianche) si è presentato sul tavolo del San Paolo per solleticare l’appetito di un Napoli frastornato dalla trasferta olandese di Europa League. Sono scesi in campo gli attori protagonisti, e seppur con qualche patema d’animo condito da una clamorosa svista di Doveri, gli azzurri hanno svolto il loro compito portando fieno fondamentale in cascina per rimanere in scia. Cuore, corsa e individualità trovano la loro giusta dimensione quando si tratta di campionato, il turnover europeo serve soprattutto a questo. Il resto lo si scoprirà solo vivendo, come diceva un tale.
Viste così, dunque, Juventus e Napoli hanno tutte le carte in regola per offrire uno show indimenticabile che può trasformarsi, all’occorrenza, anche in uno spot benefico per il calcio italiano. Sarebbe un peccato rovinare milioni di aspettative che attendono di concretizzarsi con l’ausilio esclusivo del rettangolo di gioco, e per evitare di cadere nella storica dietrologia che accompagna eventi di simile portata è auspicabile pronunciarsi attraverso un augurio carico di speranza: che arbitri il migliore!
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