Sogno e consapevolezza. Due sostantivi astratti, due concetti diametralmente opposti. Almeno all’apparenza. Da una parte l’evasione dalla realtà, la vittoria dell’inconscio sulla conoscenza, la possibilità di fare da burattinai dei nostri desideri e delle nostre paure. Dall’altra lo studio del mondo, l’immersione nei dettagli, l’osservazione che tende a tramutarsi in percezione di sè stessi. Proviamo a ricamarli insieme, intersechiamo gli aghi fino a creare una maglietta. E’ la maglietta che dovrà indossare ogni calciatore del Napoli nella sfida di sabato pomeriggio allo “Juventus Stadium”. Sognare di battere i bianconeri è lecito. Ma ciò implica una fiducia estrema nei propri mezzi, la convinzione di essere i prescelti per compiere l’impresa.
46 gare di imbattibilità sono un’altura invalicabile se ci si prostra in ginocchio. Bisogna affrontarla vis à vis, senza mai sentirsi degli umili sfidanti. In fondo quel castello di certezze spocchiose costruito all’ombra della Mole ha una sola crepa, a forma di Vesuvio e con una data impressa: 20 maggio 2012. Solo il Napoli è riuscita a violare la verginità juventina, solo il Napoli può competere ad armi pari: aggressività e collettivo.
Peccato mortale sarebbe presentarsi a Torino con il classico timore reverenziale. La squadra rinunciataria e impaurita vista lo scorso aprile deve essere solo la sorellina adolescente del Napoli attuale. Senza carattere si finisce per immolarsi come agnellini al cospetto della bolgia di quello stadio. Il vero limite degli azzurri nelle ultime stagioni è proprio la fragilità psicologica quando sale la posta in palio. Lo scatto di maturità che tutti attendono è proprio scavalcare questo steccato e saper reggere il peso dei grandi appuntamenti. Sentirsi una big è il primo requisito per comportarsi da tale.
Arrivato ad un bivio, è giunta l’ora che il Napoli impari quale strada imboccare. Il 3-0 dell’anno scorso è frutto soprattutto di una mancanza di personalità. Nello stesso modo i partenopei hanno capitolato a San Siro contro il Milan nel 2011 (ancora un sonoro 3-0). Un altro duello d’alta quota che decretò l’abbandono di ogni velleità tricolore. Gambe tremolanti e pressione alle stelle hanno certamente influito anche nell’eliminazione dalla Champions nella sciagurata notte di Londra. Ma gli insuccessi contro le corazzate non debbono trarre in inganno. Il Napoli si è dimostrato il semaforo rosso di sè stesso anche in gare apparentemente alla portata: la bruciante sconfitta di Bologna che interruppe la corsa al terzo posto nel maggio scorso è ancora scientificamente inspiegabile.
Quest’anno la musica è cambiata. La Mazzarri band ha dimostrato di aver acquisito carisma e vigore mentale, gestendo con il giusto piglio match che fino a qualche mese fa l’hanno vista soccombere. La prova del fuoco è arrivata. Prima di sconfiggere la Juve dei record, prime di sbancare il suo fortino impenetrabile, il Napoli deve battere il suo avversario più temibile: il Napoli.