Che gol! Ma poi, a ben pensarci, non c’è neppure troppo da meravigliarsi. Perché quei “colpi” ce li ha Lorenzo Insigne. E perché quel tocco a effetto, quella parabola elegante – e per il portierino della Svezia pure assai bastarda – fanno parte del suo repertorio di Harry Potter del pallone. Del resto, un gol del genere, più o meno uguale, l’aveva fatto già a Pescara. Meglio così: quel fantastico gol e la qualificazione alle finali di giugno in Israele gli avranno fatto passare la mezza gastrite che, nonostante i sorrisi d’ordinanza, l’aveva preso quando era stato costretto a rinunciare alla chiamata di Prandelli per ridiventare stella dell’Under. Meglio così. Meglio per il Napoli, perché la Nazionale baby gli restituisce un Lorenzinho col destro ancor più ispirato e su di giri. Cosa che alla vigilia del match contro la Juve non è di sicuro poca cosa.
IL SOGNO – Già, la Juve. “A chi vorrei segnare il mio primo gol in serie A? Troppo facile: alla Juve”, raccontò l’estate scorsa il giovanotto nel fresco del ritiro di montagna. Logico. Persino ovvio. Non c’è stato e non c’è ragazzo napoletano che giochi a pallone che non abbia sognato o sogni di fare un gol al portiere della Juve. Infatti, per Insigne, maglia e cuore azzurri, quella di sabato a Torino non sarà una partita come tante. Pure perché sarà la sua prima volta contro i bianconeri, visto che nella maledetta notte di Pechino, quella della Supercoppa delle delusioni e dei veleni, lui fu solo spettatore. Quella sua partita, infatti, cominciò e finì in panchina.
LA PANCHINA – Cosicché, si capisce, stavolta, legittimamente e pur sapendo di non far parte del terzetto d’avvio, spera di far parte della gara. E, c’è da giurarci, ci sarà. Come c’è sempre stato in questi primi sette match di campionato: due volte dall’inizio, quando mancava Pandev; poi, dal Parma all’Udinese, entrando sempre a partita cominciata: una volta al posto di Cavani, un’altra per Inler, le ultime tre dando il cambio proprio a Pandev. E allora, scalpitando in silenzio, nascondendo dietro l’ufficialità d’una serena attesa la sua stravoglia di giocare, anche stavolta Insigne aspetterà che Mazzarri si giri dalla parte sua e gli dica di tenersi pronto, di scaldare il suo calcio fatto di cambi di passo, di ripartenze larghe, di dribbling secchi e di geniali conclusioni. Insomma, tutto ciò che ne ha subito fatto anche un idolo della gente azzurra. E fa niente se il primo gol in A l’ha già fatto Parma: alla Juve s’accontenterà, s’accontenterebbe, di fare il secondo.
INVENTIVA E RIGORE – Consapevole del ruolo e del progetto sottoscritto con il Napoli in estate, dunque, Lorenzinho da Frattamaggiore aspetterà che arrivi il turno suo. Sabato e anche più in là di sabato. Perché il campionato è lungo e sa bene, Insigne, che ci sarà posto anche per lui. Soprattutto se saprà sposare il suo saper inventare gioco, così come ha fatto sino ad ora, con il rispetto delle regole tattiche imposte da Mazzarri e, perché no, se metterà da parte un poco di quell’egoismo che è proprio di chi gioca e vive per il gol.
CORTEGGIATO – La serie A, il Napoli, la Juve all’orizzonte, l’odore di scudetto che s’annusa in giro e poi: il sogno europeo dell’Under 21 e quello brasiliano con Prandelli che lo terrà presente per le prossime partite dell’Italia. Sì, proprio una fantastica stagione per Insigne, baby-bomber non per nulla finito nelle liste dei desideri dei club più ricchi ed importanti. Italiani, ma non solo. L’ultima sirena arriva infatti da lontano. Arriva da Parigi. Dal quel Psg che ha già “rubato” Marco Verratti al calcio italiano. Dopo il giovane centrocampista, Ancelotti, vorrebbe pure lui. Ma dovrà rassegnarsi il St. Germain: “Perché Insigne da Napoli non si muoverà. Qui sta bene e vuole rimanerci. E poi, ha appena firmato un contratto lungo che gli dà fiducia e tranquillità”, assicura Antonio Ottaiano, che assieme a Fabio Andreotti cura i suoi interessi.