Ferlaino: “C’è un uomo che farà la differenza…”

I ricordi hanno la capacità di trasferirti in dimensioni strane, nostalgiche, fantastiche. Ecco cosa accade quando a parlare è un grande del Passato, uno di quelli che hanno partecipato al miracolo azzurro, ai Tempi di Maradona, allo Scudetto, alla magica Coppa Uefa. Corrado Ferlaino si racconta in un’intervista al Corriere dello Sport. E il pensiero non può liberarsi dalla sfida di domani…

Cosa farà domani sera alle sei Corrado Ferlaino?

«Se ne starà chiuso a casa, in una stanza, televisore acceso, senza audio e senza nessuno intorno: perché le partite io le vivo così e questa non fa differenza. Anzi, si, la fa: la tensione già la sento».

I pronostici non fanno al suo caso.

«Ma io stavolta sono ottimista, avverto un’aria positiva: so che la Juventus deve fare la partita, che il Napoli quando riparte, come dicono i cronisti di oggi, fa male. E dunque sogno che possa capitare qualcosa di importante».

S’è sbilanciato.

«Penso che possa accadere, che la squadra favorita sia il Napoli, che ha i mezzi e gli uomini per imporsi. Siamo al cospetto di un match equilibrato, ma c’è un uomo che può fare la differenza».

Non azzardiamo il nome…

«Io so che Mazzarri è il valore aggiunto di questa squadra, per me è il tecnico più bravo in Italia e quindi è anche uno dei primi tre o quattro al mondo: tolto Guardiola, tolto Mourinho, entra in competizione con pochi altri. Ha la capacità di infondere certezze ai suoi calciatori, di elevare la loro autostima, di saper ottenere il massimo e anche di più. Lui è un po’ come Maradona, che caricava i propri compagni e li faceva sentire invincibili».

Una stima incondizionata…

«Maturata guardando le gare, tutte, perché non me ne perdo una. Solito cliché: un tempo e via, altrimenti metto le coronarie a rischio. E poi: se sta andando male, c’è la possibilità di recuperare e se sta andando bene, c’è l’umore che sta giù su di suo».

Cosa se ne fa della ripresa?

«Vado in giro, salgo in macchina, rivado in un bar in cui sono stato quando il Napoli ha vinto ed evito quelli in cui sono rimasto quando invece ha perso. Oppure preparo un libro, che leggo solo in un caso; altrimenti non lo prendo più in mano».

Juventus-Napoli con lo sguardo di chi ne ha viste tante.

«Sono stato dirigente per trentatré anni, all’epoca erano una quarantina di gare a stagione, non come adesso: diciamo che ho saltato il cinque per cento di quelle sfide, me ne restano milletrecento. Ho già dato. E qualcosa m’è rimasto dentro, anche se ho smesso di andare al San Paolo: la Juve è più forte nei singoli; il Napoli lo è nel gruppo, che Mazzarri ha costruito a immagine e somiglianza».

Detto di Mazzarri, si sbilanci sugli altri.

«A differenza di molti, penso che la difesa sia fortissima; che il centrocampo sia composto da carrarmati utilissimi; che sulle fasce ci siano due bravi, soprattutto Maggio; che Hamsik e Pandev siano gran giocatori: e però poi c’è Cavani».

E’ una lotta a due per lo scudetto?

«Fino a gennaio, almeno. Poi vedremo se al mercato qualcuno saprà trovare il rinforzo giusto: io non credo sia possibile, la forbice è già troppo ampia. E poi le statistiche lo dicono: a questo punto, ci sono due club più avanti».

Chi vince?

«Questa è una previsione più complicata, i campionati si decidono a volte per un dettaglio. Però il Napoli ha costruito con intelligenza e mi sembra sia anche fortunato il giusto. C’è l’atmosfera ideale, c’è l’entusiasmo e persino l’equilibrio. L’organico è di qualità, alle spalle dei titolari ci sono ragazzi di valore, tipo Insigne, che però va assistito e atteso e non ricoperto solo di elogi. I ragazzi non hanno bisogno di aspettative enormi».

Analogie con il suo calcio?

«Non ne vedo: ai miei tempi, si incassavano venticinque miliardi, ne restavano una ventina, perché qualcosa andava alla B. Ma se ne spendevano trentacinque. C’era solo la Rai e il Totocalcio; ora le tv inondando di danaro e pure gli sponsor. Meglio così».

Quando tornerà al San Paolo? Se per caso a maggio…

«Non per snobbismo, ma la mia parte l’ho fatta. Ora resto sul divano ad aspettare: e se dovesse succedere, lascerò che sia la gente di strada ad annunciarmelo. Perché in quell’istante avrò il televisore spento. Il cuore batte sempre forte per il Napoli, sa».

Raffaele Nappi

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